La multinazionale americana Monsanto getta la spugna: si rifiuta di continuare ad attendere il via libera della Commissione europea rispetto alla coltivazione di tre Ogm che hanno gia’ ricevuto un parere scientifico positivo dall’Autorita’ europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
Ma per le quali l’esito finale e’ tutt’altro che scontato, vista la crescente ostilita’ verso il cibo transgenico della maggioranza della societa’ europea e un crescente numero di Paesi – ormai nove con l’Italia – che vogliono far valere la clausola di salvaguardia contro le coltivazioni di Ogm sul loro territorio.
Un ”groviglio giuridico ”, come lo ha definito Frederic Vincente, portavoce del commissario europeo alla salute, responsabile del dossier, Tonio Borg, ”difficile da districare ” e davanti al quale Monsanto ha maturato la sua rinuncia. Per l’Italia, che lo scorso 12 luglio ha varato un decreto ‘ad hoc ‘ contro la coltivazione degli Ogm, il ministro per le Politiche agricole e alimentari, Nunzia De Girolamo, ha spiegato: ”Noi abbiamo preso una decisione seria da questo punto di vista, e’ il mercato che ci chiede questo oltre agli agricoltori e i cittadini italiani che in qualsiasi angolo sono contenti della decisione interministeriale presa ”.
La decisione di Monsanto ”ha anche una dimensione piu’ politica ” – sottolinea Bruxelles – che dovrebbe spingere i governi europei a uscire dall’impasse e sbloccare la situazione. Basti pensare che, prima della rinuncia di Monsanto (per i mais Mon 88017 e NK 603 e per la soia 40-3-2), erano gia’ otto le richieste di autorizzazioni a coltivare Ogm che attendevano la decisione della Commissione, avendo tutte ottenuto il parere scientifico positivo dell’Efsa, mentre una multinazionale ha gia’ attaccato Bruxelles alla Corte di giustizia dell’Ue. ”La soluzione c’e’ ed e’ a portata di mano ”, ha dichiarato all’Ansa il direttore generale per la politica della salute alla Commissione europea, Paola Testori Coggi, ricordando che dal 2010 sul tavolo del Consiglio Ue c’e’ ”una proposta di regolamento che permette agli Stati membri di scegliere se vogliono coltivare o meno Ogm sul loro territorio ”.
Le motivazioni per cui gli Stati possono decidere di non coltivarli ”non riguardano i problemi legati a fattori di rischio – in quanto il rischio e’ valutato dall’Efsa – ma sono motivazione di politica ambientale, utilizzo del terreno, pianificazioni del tipo di coltivazione (ad esempio la protezione di colture biologiche o tradizionali) e non ultimo l’impatto sociale ed economico ”.
Una soluzione – aggiunge – che permetterebbe ”di far uscire da una situazione di illegalita’ gli Stati membri come la Francia, ma ora anche l’Italia, che hanno introdotto o stanno introducendo clausole di salvaguardia basate sul rischio ”. Testori Coggi lancia quindi un appello agli Stati che vogliono essere liberi di scegliere sugli Ogm, ”affinche’ facciano anch’essi pressione sui partner europei per riunire una maggioranza di Paesi Ue a favore della proposta ”. Una maggioranza che potra’ essere pero’ trovata solo superando le resistenze di almeno uno dei grandi Stati membri che ancora si oppongo: Regno Unito, Germania e Francia.