Tra caro-vita e incertezze non cala la domanda di mandarini, per un inizio anno all’insegna della qualità agroalimentare e Made in Italy

L’attenzione degli italiani verso il mangiar bene e sano riesce a fare da contraltare a una situazione congiunturale difficile per le produzioni agricole nazionali, anche del comparto agrumicolo.

Produrre è sempre più difficile

Il produttore è oggi costretto da una parte, a fare i conti con costi colturali raddoppiati per gli aumenti su acqua, energia, concimi, fertilizzanti e quota manodopera, a monte già difficile da reperire. Dall’altra, è in balia dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di umidità e grande caldo che non fanno bene né ai frutti né alle piante che aspettano l’inverno per riposare, mentre, in realtà, sono quasi in fioritura. Un pericolo concreto per la stagione futura, priva di quegli investimenti ora insostenibili, ma cruciali per produzioni future più resistenti e competitive.

L’andamento della campagna

Per mandarini e clementine, la campagna 2022/2023 sta per chiudersi, complessivamente, con 175 mila tonnellate in meno, sebbene garantendo buona qualità sia nella pezzatura che nelle proprietà organolettiche.

Quanto ai listini, durante le feste, il prezzo medio settimanale delle clementine all’origine è stato di 0,48 centesimi al chilo (+3,6% rispetto al 2021), mentre quello dei mandarini di 0,46 centesimi al chilo (-3.1% sul 2021). Allo scaffale, per le confezioni in rete, vige lo sconto anche del 30%.

Evidenti le problematiche del settore; oltre al caro bollette pesa il mancato riconoscimento del giusto prezzo al produttore e, quindi, un’equa redistribuzione del valore lungo la filiera.