Dal 1°agosto 2022 al 31 marzo 2023 gli Stati affronteranno il razionamento del gas, con taglio dei consumi del 15 per cento

Risparmiare gas per un inverno sicuro; è il nome, volutamente rassicurante, che la Commissione europea ha voluto dare a quello che, a tutti gli effetti, si presenta come un piano di razionamento del gas. Una misura necessaria per far fronte al rischio di ulteriori tagli delle forniture da parte della Russia.

Razionamento, ecco come funzionerà

In concreto, dunque, il 20 luglio la Commissione europea ha proposto un nuovo regolamento del Consiglio che imporrebbe a tutti gli stati membri di ridurre del 15 per cento la domanda di gas già a partire dal 1° agosto 2022, fin al 31 marzo 2023. Tale razionamento coinvolgerebbe tutte le tipologie di consumatori: famiglie, industrie, pubbliche amministrazioni, fornitori di energia elettrica, proprietari di edifici pubblici. I singoli stati avrebbero tempo fino a settembre per comunicare alle istituzioni europee in che modo intendono ridurre il proprio fabbisogno di gas, per poi tenerla aggiornata ogni due mesi sui progressi fatti.

Sulla base del nuovo regolamento, la Commissione acquisirebbe anche la facoltà di dichiarare uno stato di allarme, dopo aver consultato gli stati membri. In questa circostanza, i tagli alla domanda non sarebbero più una richiesta bensì un obbligo.

Le alternative al gas

La ratio del provvedimento sta ovviamente nei rapporti tesi con il principale fornitore abituale, Putin. Glaciali i toni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Ancora una volta abbiamo tempi di prova davanti a noi. Ho fiducia nel fatto che potremo superare questa crisi energetica, insieme. Il tentativo della Russia di ricattarci quest’inverno fallirà. Ne usciremo più forti”.

Quali sono le alternative al gas? L’opzione caldeggiata dalla stessa Commissione europea è quella delle energie rinnovabili. Nel 2020 esse hanno soddisfatto il 22,1 per cento del fabbisogno dell’Unione, una percentuale la Commissione vorrebbe portare almeno al 45 per cento entro la fine di questo decennio. Nel suo comunicato, l’istituzione ammette che “potrebbe essere necessario fare temporaneamente affidamento sul carbone, sul petrolio o sul nucleare, a patto di evitare la dipendenza a lungo termine dal carbonio”.


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