Straziata da una crisi economica lancinante, l’Irlanda sta ricominciando a crescere grazie non solo al piano di salvataggio speciale disposto dal Fondo monetario internazionale (poche settimane fa sono stati versati ben 1,17 miliardi di dollari nelle casse del Paese) ma anche all’aver intrapreso con decisione la strada della green economy (dopo i fallimenti della new economy).

Sta infatti puntando soprattutto ai risparmi sulle fonti energetiche. Il governo, in particolare, ha cominciato a tassare l’utilizzo di combustibili fossili di case, uffici, automobili e fabbriche. L’imposizione della carbon tax, ha permesso al governo irlandese di raccogliere circa un miliardo di euro in tre anni, di cui 400 milioni solo nel 2012.

Parallelamente è stata estesa la raccolta differenziata: secondo i dati del Weee Eurosummit, l’incontro sui rifiuti prodotti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, a livello di raccolta di rifiuti elettronici (Raee) al primo posto nell’Eurozona c’è proprio l’Irlanda, con 9 chilogrammi per abitante, seguita dalla Germania con 8,2 chilogrammi e dal Regno Unito con 7,5.

L’Italia, con 4,7 chilogrammi per abitante, riesce appena a superare la soglia minima imposta dall’Europa, pari a 4 chilogrammi. Secondo l’Economist, l’Irlanda è oggi è la nazione più verde d’Europa e grazie alle politiche virtuose attuate in questi ultimi anni potrebbe finalmente registrare una crescita del Pil intorno al 2%. Numeri da invidia in un’Europa praticamente ferma.

Merito principalmente del calo dei consumi energetici tradizionali: i livelli di emissioni sono calati del 15% dal 2008 e del 6,7% nel 2011, anno in cui l’economia irlandese ha ricominciato a crescere. “Non siamo dei santi come gli scandinavi – dichiara Eamon Ryan, ministro dell’energia dal 2007 al 2011, al “New York Times” – e infatti continuiamo a bruciare combustibili fossili e compriamo macchine e case sempre più grandi, in perfetto stile americano. Ma stiamo lentamente e progressivamente cambiando le nostre abitudini di vita”.