ROMA – Era il 1958 quando, nel Centro Ricerche Casaccia del Cnen, iniziarono gli studi e gli esperimenti sugli effetti delle radiazioni sulle piante al fine di migliorare le qualità delle colture agrarie.

Erano passati solo pochi anni dalla Conferenza di Ginevra sugli usi pacifici dell’energia atomica e in molti Paesi ferveva la ricerca sul miglioramento genetico delle specie agricole. Gli studi iniziarono sul grano duro e sul grano tenero, per estendersi poi ad altri cereali, all’olivo, alla vite, agli agrumi, alle piante da fiore ecc.. La scelta del grano duro non fu casuale ma di carattere pratico ed “ideale”, in quanto si volle lavorare su una specie tipica del nostro Mezzogiorno e del Mediterraneo in generale, fino ad allora trascurata dal miglioramento genetico, creando la prima rete di campi sperimentali nei vari Paesi del Mediterraneo sui mutanti di grano duro.

La produzione italiana di grano duro, in quegli anni, era limitata alle aree meridionali e risentiva di una produttività molto bassa con forti oscillazioni annuali dovuta principalmente alla taglia molto alta delle piante che le rendeva fortemente soggette al ripiegamento a terra. Gli esperimenti consentirono di selezionare il “grano Creso”, una nuova varietà con piante basse e vigorose, iscritta nel 1974 nel registro nazionale delle varietà di grano duro. Questa pianta è stata definita “responsabile di una vera e propria rivoluzione agricola in Italia” tanto che, ad oltre 36 anni dalla sua registrazione, il Creso è coltivato nel nostro Paese su un’area superiore al 20% della superficie totale a grano duro. L’ascesa del Creso è stata irresistibile e non si esagera nell’affermare che in pratica tutti gli italiani hanno mangiato pasta fatta con il Creso da oltre un ventennio. Da questo caso partono le premesse di un incontro di studio per capire gli sviluppi scientifici e le prospettive future di un settore in costante evoluzione.

Dalla ricerca nucleare alla produzione agro-alimentare: il caso del grano Creso” è il titolo del convegno che avrà luogo giovedì 14 aprile 2011, presso la sede dell’Enea in via Giulio Romano 41 a Roma. Il programma prevede alle ore 9 la registrazione dei partecipanti, con il welcome coffee. Alle 9,30 il ricordo di Gian Tommaso Scarascia Mugnozza e l’apertura dei lavori a cura di Giovanni Lelli, commissario dell’Enea. A seguire la relazione su “L’uso pacifico dell’energia nucleare in Casaccia e la nascita del grano Creso: i 36 anni del brevetto Enea” a cura di Luigi Rossi, presidente della Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali Alle ore 10,20 è previsto l’intervento di Giovanni Giuliano (Enea) su: “Dal grano Creso alle scienze omiche, nuove applicazioni e strategie future”.

A seguire: “La sfida del trasferimento tecnologico, l’Enea al fianco delle imprese della filiera agro-industriale” a cura di Marco Castagni (Enea). Alle ore 11 la relazione su “Come le imprese sementiere si interfacciano con la ricerca e il mercato” a cura di Eugenio Tassinari, direttore generale Agroservice spa. Quindi Daniele Rossi, direttore generale di Federalimentare, parlerà di “Bioeconomie e piattaforme tecnologiche in Europa”. Alle ore 11,40: “Verso l’Expo 2015 “Feeding the Planet, Energy for Life”, a cura di Enrico Porceddu dell’Università della Tuscia. Chiuderanno la giornata tre relazioni. Alle 12 “Gli scenari dello sviluppo sostenibile e della innovazione del sistema agro-industriale” a cura di Massimo Iannetta dell’Enea; alle 12,20: “Strengthening the use of plant genetic resources through Plant Breeding : Opportunities and Challenger” a cura di Chikelu Mba, Plant Production and Protection Division FAO. A finire le conclusioni di Alessandro Bozzini, costitutore del grano Creso con Carlo Mosconi.