Solo 78 kg pro-capite ogni anno. Tengono le carni a marchio DOP IGP

L’Italia si conferma Paese con un consumo pro capite di carne inferiore alla media europea, e le nuove tendenze impongono una riflessione sul futuro della dieta mediterranea.

Secondo l’ultimo rapporto Ismea, nel 2023 il consumo di carne in Italia si è attestato a 79 chilogrammi pro capite, in calo del 2% rispetto all’anno precedente. Una tendenza che si consolida negli ultimi anni, con una diminuzione complessiva del 7% dal 2010 quando i chili pro-capite erano 84. Niente più grigliate o arrosticini, allora?

Italia, carnivori in calo

A trainare il calo sono soprattutto le carni rosse, soprattutto bovina (-4%), che rimane quella più consumata in Italia, e la suina (-3%), mentre la carne bianca registra una leggera crescita (+1%). Se invece si guarda al consumo globale di carne, questo è in aumento. Si stima che nel 2023 abbia raggiunto 354 milioni di tonnellate, con una crescita del 22% rispetto al 2010. La carne più consumata al mondo è quella di pollo seguita da carne suina e bovina.

I motivi del calo dei consumi

Diverse cause concorrono al calo del consumo di carne in Italia. Tra queste, quelle di una maggiore attenzione alla salute e al benessere. Cresce infatti, la convinzione che un’eccessiva assunzione di carne rossa può avere effetti negativi sulla salute. Poi c’è la questione ambientale. L’idea diffusa è quella che tutti gli allevamenti siano di tipo intensivo e vengono considerati un fattore di inquinamento e di emissione di gas serra. A pesare poi, viste le spinte inflazionistiche e dei costi di produzione, c’è anche l’aumento dei prezzi: il costo della carne è in aumento, soprattutto per le carni rosse di alta qualità. All’elenco occorre anche aggiunge la sempre maggior diffusione di alternative vegetali, con proposte di prodotti vegetariani e vegani, sempre più gustosi e accessibili.

Prodotti a denominazione

Nel 2023, i consumi di carne Dop e Igp in Italia hanno registrato un aumento del 7% rispetto al 2022, in linea con la crescita del +10% della spesa alimentare nella gdo per questo tipo di prodotti. Secondo il Rapporto Qualivita 2023, il segmento carni fresche ha raggiunto un valore alla produzione di 103 milioni di euro, +5,3%, cui si aggiungono i 2,271 miliardi (+7,5%) dei prodotti a base carne (prosciutti, salumi e insaccati) che hanno però segnato un calo in volume della produzione certificata, 1,6%.

Comportamenti su base regionale

I Paesi sviluppati consumano in media più carne pro capite rispetto a quelli in via di sviluppo. Se invece si guarda in Italia, l’analisi territoriale evidenzia notevoli differenze. Il primato del consumo pro-capite spetta al Nord-Est (85 kg), seguito dal Centro (81 kg) e dal Sud (77 kg). Le isole si confermano le aree con i consumi più bassi: Sicilia (73 kg) e Sardegna (69 kg).

Filiera zootecnica, sfide e opportunità

La flessione del consumo di carne rappresenta una sfida per il settore agroalimentare italiano, ma apre anche nuove opportunità. La domanda di prodotti di alta qualità, sostenibili e tracciabili è in crescita. In questa direzione si muovono diverse iniziative volte a valorizzare le produzioni locali e a promuovere un modello di allevamento più responsabile. Una delle opportunità è quella di un consumo consapevole legato alla Dieta Mediterranea, che potrebbe includere un consumo moderato di carne, privilegiando le carni bianche e le produzioni locali di alta qualità. Un approccio equilibrato che coniuga tradizione, salute e sostenibilità.

Le stime prevedono che il consumo di carne continuerà a crescere a livello globale, ma con un rallentamento nei Paesi sviluppati. Aumenterà la domanda di carne di alta qualità e prodotta in modo sostenibile. Secondo la Fao da qui al 2032 il consumo globale di carne di pollame aumenterà deò 15%, quella suina dell’11%, bovina del 10% mentre l’ovina del 15%.


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