La natura è vittima silenziosa. A quasi tre mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina l’ambiente conta le sue profonde ferite.

La guerra, come tutte le guerre, devasta, uccide, fa strage. Di persone, affetti, coscienze. Ma annoveriamo tra le tante, troppe, vittime del conflitto anche la Natura, un ambiente disarmato che ha riportato già tante perdite. L’Ucraina è una zona fondamentale a livello ecologico, il suo patrimonio ambientale vede zone umide, foreste e ampie fasce di steppe vergini, non ancora intaccate dall’uomo. Ora, più di un terzo delle aree protette dell’Ucraina sono state invase dalle operazioni militari.

Conflitto e natura, la Riserva della Biosfera sul Mar Nero

Una zona duramente colpita è stata la Riserva della Biosfera sul Mar Nero, sulla costa meridionale dell’Ucraina. La riserva è un paradiso per gli uccelli, più di 120 mila volano e nidificano tra le acque protette delle zone umide di questo ambiente. Sono state osservate moltissime specie, molte delle quali a rischio di estinzione. Ma nell’ambiente non sono presenti solo gli uccelli: decine di specie di pesci, molluschi, piante, fiori, roditori tra cui lo spalace ucraino (un roditore endemico dell’Ucraina e a forte rischio di estinzione), delfini. A ciò occorre aggiungere anche un esercito invasore. Qui i numerosi incendi, hanno probabilmente distrutto gli habitat di riproduzione di molte specie. Al momento non ci sono ancora dati precisi sulle perdite.

Un’altra area molto importante, anch’essa scenario di guerra, è la riserva Askania-Nova. È stata dichiarata riserva della Biosfera dall’Unesco, tra i suoi confini si trova una delle ultime regioni europee con una vegetazione steppica incontaminata. Per citare qualche specie presente troviamo i cavalli di Przewalski (il più numeroso gruppo in cattività), i bisonti, l’antilope delle steppe, oltre alla presenza di uno zoo. Tutti questi animali, molte specie a rischio estinzione, necessitano di attenzioni particolari come, per esempio, un’alimentazione supplementare per affrontare l’inverno e l’inizio della primavera. Per il governo non è stato facile utilizzare dei fondi per la salvaguardia di queste specie, così alcune organizzazioni hanno raccolto del denaro da destinare alla riserva e al pagamento dei locali coltivatori di grano, in modo tale da riuscire a nutrire gli animali.

Animali usati come macchine da guerra

delfini sono ormai parte integrante dell’esercito già dai tempi della guerra fredda. In quell’epoca, numerose operazioni di addestramento erano finalizzate a creare delle vere e proprie macchine da guerra animali. I delfini sono armi eccellenti sott’acqua, veloci, agili e all’occasione uccidono. Hanno anche una caratteristica che li rende ancora più essenziali, l’eco localizzazione, grazie alla quale riescono a rilevare le mine subacquee. Ma anche in altre parti del mondo sono state addestrate diverse specie di animali sia marini che terrestri per scopi bellici.

I delfini del Mar Nero stanno morendo. L’inquinamento acustico subacqueo, prodotto dalle navi, potrebbe essere la causa principale, poiché tutto il rumore presente sott’acqua, pur non uccidendo direttamente l’animale, lo disturba e ne compromette l’attività, portandolo a fuggire verso territori meno conosciuti. Il trauma acustico diretto potrebbe spiegare gli spiaggiamenti, ma il costante rumore potrebbe, invece, spiegare il crescente tasso di catture nelle reti da pesca dovuto alla migrazione-fuga di massa di pesci e cetacei verso le coste turche.

Armi indirette al fronte

L’Ucraina possiede impianti chimici, depositi di petrolio, miniere di carbone, gasdotti, impianti di stoccaggio e ben 15 centrali nucleari. Tutte queste possono essere considerate come delle bombe ad orologeria pronte ad esplodere. Il danneggiamento di questi siti provocherebbe dei danni, non solo all’ambiente, devastanti. Sono passati più di trent’anni dal disastro nucleare di Chernobyl e siamo ben a conoscenza dell’effetto delle radiazioni (bisogna considerare che gli effetti si sono verificati su intere popolazioni e non solamente sui singoli individui). Il fatto paradossale è che, nel corso degli anni, nella zona di esclusione di Chernobyl sono ritornate moltissime specie, favorite dalla completa assenza dell’uomo. Ora la guerra le sta allontanando, di nuovo.

Effetti della guerra sulla natura

La guerra è distruzione e l’ambiente è la sua vittima innocente. Da uno studio del 2009 è emerso che dal 1950 al 2000 l’ottanta per cento dei conflitti a fuoco è avvenuto in hotspot della biodiversità, nei quali sono presenti specie endemiche, specie a rischio e alti livelli di biodiversità. Non sono ancora molti gli studi relativi all’impatto della guerra sull’ambiente. Tuttavia, sappiamo che in Vietnam l’uso del napalm come strategia offensiva, ha raso al suolo completamente la giungla; in Belgio, trincee, carri armati, bombe, incendi, esplosioni disperdono i metalli pesanti sia in acqua che nel suolo e, nel 2011, in un importante campo di battaglia della Prima Guerra Mondiale, i livelli di piombo e rame erano ancora elevati; in Angola durante la guerra del 1975, furono sospese le attività di antibracconaggio, il risultato fu una drastica diminuzione di bufali e antilopi; nel Parco Nazionale di Gorongosa, durante la guerra civile in Mozambico, dal 1977 al 1992 le popolazioni di grandi erbivori come elefanti, zebre e bufali è diminuita di oltre il novanta per cento; dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, i livelli di povertà erano altissimi, così da spingere le popolazioni a cacciare e per questo diminuirono drasticamente cinghiali, alci e orsi. Sono solo alcuni, drammatici, esempi.