Secondo Studio Bain, per far fronte al crescente deficit idrico sono necessari 60 miliardi di euro di investimenti in più

In Italia il sistema idrico è troppo fragile. Tra 20 anni mancherà oltre il 30% dell’acqua oggi consumata. È la conclusione cui è giunto l’ultimo studio sul tema, che rilancia: la drammatica situazione che gli abitanti del pianeta stanno vivendo accomuna anche gli agricoltori, che cercano di sforzarsi di trarre il meglio dalla terra per il nutrimento del pianeta stesso. Un argomento talmente sensibile da avere bisogno di continui aggiornamenti e divulgazioni, come recita il dibattito promosso da Bain&Company, a cui hanno preso parte le principali aziende del settore e i rappresentanti istituzionali chiave per l’ecosistema idrico italiano.

Bain&Company stima che il bilancio idrico complessivo si ridurrà di ben 12 miliardi di metri cubi, pari al 34% degli attuali consumi nazionali, con un costo della mancanza di risposte adeguate pari a 40 miliardi di euro l’anno. Per far fronte al crescente deficit idrico, sarebbe necessario un incremento di investimenti pari a circa 60 miliardi.

Nonostante l’abbondanza di precipitazioni annue, il sistema idrico italiano si presenta complessivamente fragile, soggetto a crescenti periodi di stress e caratterizzato da inefficienze lungo l’intera filiera. Quattro elementi meritano particolare attenzione: 

  • le perdite superano il doppio della media dell’Ue;
  • i consumi pro-capite superano la media dell’Ue del 35%;
  • solo il 5% dell’acqua depurata è destinato al riutilizzo, rispetto al 20% della media dell’Ue;
  • il prezzo dell’acqua potabile è del 30% inferiore rispetto alla media Ue e le tariffe di auto prelievo agricolo/industriale (ca. 0,04 euro al m3) sono inadeguate a stimolare comportamenti virtuosi di consumo.

Secondo lo studio, pertanto, è imprescindibile analizzare il settore nella sua completezza, considerando che il comparto agricolo rappresenta il 55% dei consumi, seguito dal settore industriale con il 25%, mentre il comparto civile pesa solo per il 20%. L’eterogeneità tra i 7 bacini idrografici e i ricorrenti picchi stagionali, sono i principali problemi da affrontare secondo tale tavolo di lavoro, con il distretto Padano che emerge come il più critico, con precipitazioni insufficienti a coprire i consumi finali e il deflusso ecologico del bacino.

Dal convegno è emerso che le criticità attuali e quelle future, in assenza di interventi adeguati, “derivano da un settore complesso e frammentato, che coinvolge numerosi differenti attori, sia a livello locale sia nazionale” ed è soggetto a una regolamentazione da sempre focalizzata principalmente sugli usi civili, che coprono appena il 20% dei consumi totali. 

Ad aggravare la situazione c’è il rischio legato ai cambiamenti climatici che, con il continuo incremento delle temperature, renderà questa risorsa ancora più scarsa e preziosa, unitamente all’aumento dei consumi, previsto in crescita dell’8% al 2050, e la riduzione dei deflussi idrici (-7% al 2050).

Oggi più che mai è inevitabile sviluppare una vera e propria Strategia Idrica Nazionale, ripensare il market design per gestire la pianificazione e l’allocazione delle risorse attraverso un’analisi strutturata del bilancio fonti-impieghi per bacino. 


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