Aperti diversi fronti, in Europa e nel mondo. Questo è il momento di un’azione politica forte e responsabile.

Lo sviluppo del 2023 ha confermato le impressioni ed i fatti che si erano palesati già sul finire del 2022, aggravandoli. Possiamo dire che ciò che mesi fa era una minaccia potenziale oggi è un fascicolo aperto, un caso conclamato. Il Made in Italy, la nostra tradizione, i nostri produttori sono davvero sotto attacco.

Il caso del vino

La prima questione, la più complessa, ad oggi, viene da Dublino, che ha scatenato una questione dirimente. Le autorità irlandesi vogliono apporre sulle bottiglie di alcolici delle etichette che richiamano i rischi per la salute. Il che può anche essere utile, sulla scia di quanto per i tabacchi, ma qualcuno ha mai smesso di fumare perché ha letto “nuoce gravemente alla salute”? Inoltre, si vuole equiparare tutti gli alcolici; l’impostazione rende il vino uguale al whiskey, ad esempio. Un rischio che non siamo disposti a correre; sono prodotti diversi, dalle gradazioni molto differenti. L’abuso di vino nuoce certamente alla salute, non il corretto consumo. Che è parte fondamentale di quella Dieta Mediterranea protetta dall’Unesco fin dal novembre 2010. Siamo ovviamente contrari, questo sistema non informa ma terrorizza senza fare distinzioni. L’Irlanda ha portato la proposta a Ginevra, all’interno del Wto. In quella sede l’Italia sta, correttamente, cercando alleanze con i Paesi produttori di nettare; Francia, Spagna, Grecia, Germania ovvero più del 50% delle produzioni mondiali. Urge una strategia politica, che coinvolga anche gli Stati Uniti. Non possiamo contrastare i gaelici se ci presentiamo in ordine sparso.

Il Nutriscore

In questa fattispecie, in campo avverso giocano i cugini transalpini, che intendono classificare il cibo solo in base all’apporto calorico ed al contenuto di grassi, anche in questo caso senza informare. Noi abbiamo controbattuto proponendo il nutrinform battery e dobbiamo sostenere la scelta con un’azione politica decisa e veloce. Anche su questo capitolo rischiamo soprattutto noi, il nostro know how artigianale e le nostre tradizioni. Mi viene da pensare che siamo sotto attacco perché diamo fastidio, siamo i leader dell’enogastronomia mondiale ed altri reclamano spazio.

I casi meno politici della carne della farina di grilli

Sdoganata (in America) la carne di pollo in vitro, o per meglio dire la carna sintetica al gusto pollo, considerati gli investimenti che il settore sta ricevendo (oltre 1 miliardo di euro) e la previsione di   2 milioni di tonnellate di produzione al 2030, con gli interessi (gli appetiti..) delle multinazionali che incombono, si tratta di un altro tavolo che merita grande attenzione. La Politica potrà vincere contro la finanza? Staremo a vedere. Lo speriamo e faremo di tutto perché ciò accada.

I problemi tipicamente italiani

Concretezza e coesione politica sono indispensabili anche per le nostre faccende domestiche in tema di agroalimentare. Dobbiamo fronteggiare una grande siccità che rischia di compromettere non solo il prossimo raccolto, dobbiamo sbloccare le opere infrastrutturali in agricoltura perché servono gli invasi. Dobbiamo applicare il PNRR ai nostri borghi rurali ed alle campagne, abbiamo bisogno di sostenere le aziende agricole duramente provate dall’aumento dei costi produttivi senza dimenticare un doveroso sostegno al reddito per fronteggiare la terribile inflazione di questi tempi.

La posta in gioco è altissima, dicevamo. Rischiamo di smarrirci come sistema – Paese. Ecco perché c’è bisogno di unità e compattezza nell’affrontare queste dure battaglie che ci attendono. Tutte le forze politiche, locali, nazionali ed europee, siano risolute e responsabili. Insieme, ne possiamo venire fuori.

Mario Serpillo

Presidente Nazionale Unione Coltivatori Italiani