Le bottiglie di tutti i vini Dop potranno, d’ora in poi, essere chiuse anche con il tappo a vite e non più esclusivamente con il tappo di sughero, senza che ciò stia a significare una diminuzione del valore del prodotto.
La possibilità di utilizzare liberamente il tappo a vite e’ stata prevista da un decreto del Ministero delle politiche agricole pubblicato nella Gazzetta ufficiale italiana del 24 settembre 2013 che mette la parola fine ad una lunga controversia tra gli opposti partiti del sughero e del tappo a vite durata quasi un decennio.

La polemica sul tappo a vite e sul tappo di sughero, infatti, si è trascinata per anni in quanto quest’ultimo era ritenuto il miglior sistema di chiusura delle bottiglie per preservare meglio le caratteristiche organolettiche del vino e in particolare quelle relative al bouquet e quindi agli aromi del vino. Il tappo a vite e’ stato quindi inizialmente destinato ai vini da tavola e sopratutto, anche tra questi, a quelli di minor pregio e di minor valore commerciale, mentre l’uso del tappo di sughero e’ stato spesso considerato come segno di “nobiltà ” del vino al punto che lo stesso vino da tavola in bottiglia con tappo di sughero era più apprezzato e venduto ad un prezzo maggiore rispetto allo stesso tipo di vino ma in bottiglia con tappo a vite.

Per quanto riguarda i vini Dop sia quelli con la menzione DOC che DOCG, la discussione e la polemica tra tappo a vite e tappo di sughero e’ stata più dura e lunga sopratutto in quanto vi è stata subito una netta negazione del tappo a vite che era ritenuto il simbolo di una modernità e di una massificazione che non si conciliava con la tradizione che costituisce una peculiarità dei vini Dop. In realtà una prima apertura si era avuta nel 2012, con l’introduzione del tappo a vite per alcune Docg, solo quelle senza menzioni aggiuntive, quali Riserva, superiore, Menzione geografica, vigna, e per le Doc, ma previa specifica menzione nei rispettivi disciplinari.

Il nuovo decreto ministeriale liberalizza completamente l’uso del tappo a vite per cui adesso, invece, la regola per tutte le denominazioni, sarà l’utilizzo di qualunque tipo di tappo compreso quindi quello a vite. Scatta quindi la regola inversa a quella attuale per cui coloro che vogliono rimanere legati esclusivamente al sistema di chiusura con tappo di sughero dovranno chiaramente esplicitarlo nel disciplinare di produzione. Per inserire questa limitazione nei rispettivi disciplinari, il decreto stabilisce che c’è tempo fino a sei mesi dalla data di pubblicazione del decreto ministeriale e cioè entro il 24 marzo 2014.

L’Italia giunge buon ultima nella decisione di utilizzare il tappo a vite per tutte le tipologie di vino per cui ora sarà più difficile riconquistare le posizioni di mercato perse ed occupate dai paesi concorrenti che hanno adottato da tempo le chiusure delle bottiglie con tappo a vite. I fautori di questo cambiamento sono soddisfatti come il direttore del Consorzio del Soave, Aldo Lorenzoni, da sempre fautore del tappo a vite che ha dichiarato: “Finalmente ce l’abbiamo fatta, ci son voluti più di otto anni per giungere a questo decreto a causa dei tanti produttori che, non avendo compreso il cambiamento del mercato hanno continuato a dichiararsi contrari all’uso delle nuove chiusure, rallentando il percorso di approvazione del Mipaaf e facendo perdere agli altri importanti occasioni sui nuovi mercati”.

Molte richieste in tal senso vengono, infatti, dal Nord Europa, dagli Usa e dal Giappone e perfino i Paesi più tradizionalisti avevano da tempo sdoganato questo sistema così limitante. E sotto questa spinta internazionale perfino le Docg più blasonate cominciano a prendere in considerazione la tappatura a vite. Tra questi il Consorzio del Chianti Classico che, però, dovrebbe modificare il disciplinare in quanti è prevista espressamente l’esclusione del tappo a vite per tutte le categorie.