Un comune marchio “Umbria” che faciliti la riconoscibilità del vino umbro e ne esalti le peculiarità territoriali e le singole denominazioni; riordino e ridefinizione dei consorzi di tutela per migliorare l’efficacia della promo commercializzazione, mettendo a punto “economie di scala“, anche attivando risorse private in sinergia con quelle pubbliche e comunitarie: queste le proposte emersi da un incontro tecnico, svoltosi presso l’assessorato regionale all’agricoltura, del gruppo incaricato della redazione del Piano per la Valorizzazione del Vino Umbro, al quale partecipano la Regione, le associazioni dei produttori, gli istituti di ricerca Nomisma e Inea.

Nelle prossime settimane – riferisce un comunicato della Regione – le proposte verranno studiate e definite nei dettagli tecnici e procedurali, per essere presentate nella prossima riunione del “tavolo”, fissata il 15 gennaio prossimo, dopo la quale verrà dato il via ad una serie di incontri partecipativi a livello territoriale. “Il Piano Vino – ha detto l’assessore Cecchini, commentando l’esito della riunione – è ormai entrato nella sua fase conclusiva, e non possiamo che esprimere soddisfazione sia per la qualità del lavoro svolto intorno alla costruzione di uno strumento essenziale per la promo commercializzazione di un prodotto importante per l’agricoltura e per l’immagine della nostra regione, sia per la condivisione registratasi sulla sua impostazione generale da parte dei produttori. Il concetto di fondo – ha aggiunto – è che il vino umbro, pur nelle sue differenze e specificità, deve parlare un unico linguaggio, che sia capace di esprimerne la grande qualità e le notevoli potenzialità”. “Il punto decisivo che ha ispirato il Piano Vino – ha sottolineato Fernanda Cecchini – è quello della necessità della concentrazione delle risorse e delle iniziative, evitando inutili frammentazioni, per una promo commercializzazione più efficace e adeguata alle nuove situazioni di mercato. In questa direzione – ha detto – un ‘marchio Umbria’ comune potrà consolidare la visibilità e il valore delle produzioni”.

Nomisma e Inea – è detto ancora nel comunicato – hanno presentato ieri sera i risultati dell’indagine compiuta su una serie di realtà aziendali umbre e su 32 operatori commerciali, “buyer” e importatori internazionali, che ha coinvolto anche “opinion leaders”, giornalisti ed esperti di marketing di Stati Uniti, Giappone, Cina, Russia e Germania, con lo scopo di individuare i criteri di scelta dell’acquisto del vino e le modalità di promo commercializzazione più adeguate per lo sviluppo dell’export sui cinque mercati individuati.