Al di là della ridda di ipotesi su come uscire dall’impasse post elettorale, scenario che non può non appassionare – un po’ incoscientemente – l’esercito di analisti politici (mentre preoccupa molto gli italiani), è di certo il protagonismo dei grillini a caratterizzare questa fase non proprio esaltante per il nostro Paese.
Grillo ha indubbiamente vinto. E’ stata quasi esclusivamente una sua vittoria personale, dal momento che la maggior parte di coloro che hanno barrato le cinque stelle nella cabina elettorale non conosce nemmeno la faccia del candidato eletto. Un voto, a differenza di quanto emerso nelle consultazioni regionali, ha dato fiducia alle idee e non alle persone. Il garante è stato ancora una volta lui, il comico genovese, che ha avuto vita facile nel cavalcare il dissenso verso una politica purtroppo sfarinata soprattutto dal malaffare ed incapace di offrire un’alternativa nuova e credibile.
Tuttavia i quasi otto milioni di italiani che hanno dato fiducia a questa novità ora attendono risposte immediate di cambiamento. Pur avendo alle spalle storie di appartenenza completamente differenti tra loro, gli elettori grillini chiedono quei provvedimenti di buon senso che non hanno colore politico: riduzione del numero dei parlamentari, nuova legge elettorale, due mandati elettorali, abbattimento dei privilegi in politica, taglio degli sprechi, blocco delle opere giudicate inutili, ad iniziare dalla Tav.
Provvedimenti che, almeno in parte, il precedente governo avrebbe potuto approvare, rispondendo così nel migliore dei modi all’antipolitica. E invece la rivoluzione (annunciata) delle cinque stelle si è potuta presentare come elemento di assoluta novità, come frattura generazionale contro le élite pietrificate, come forza moralizzatrice anche della semantica paludata, come risentimento verso le caste della politica, dell’economia, del sindacato, della televisione, degli organi d’informazione.
I tatticismi odierni, però, infarciti dalle “male parole”, rischiano di ridimensionare le speranze riposte da un italiano su quattro verso il movimento di Grillo. La campagna elettorale è finita. Gli elettori, dopo le risate nei comizi-spettacolo di piazza, esigono soprattutto serietà. Il teatrino della politica, quello sì, sa di vecchio.