La stagione venatoria 2013 e’ iniziata con la prima domenica di settembre ma in molte regioni le decisioni del TAR avevano già provveduto a fermarla prima ancora che i cacciatori imbracciassero le loro doppiette e iniziassero il loro particolare spettacolo pirotecnico.

Nelle regioni come il Piemonte, dove il TAR ha deciso per il blocco della caccia prima dell’inizio ufficiale, la festa dei cacciatori non ha avuto più luogo ed è stata rinviata a data da fissarti. In altre regioni i Tribunali Amministrativi dovranno decidere nelle prossime settimane per cui la festa potrebbe essere sospesa anche dopo l’inizio con grave disappunto dei cacciatori. Questi ormai sono ridotti a circa 700 mila unità ma nonostante il loro numero ridotto, riescono a tenere impegnati sia i TAR con i ricorsi presentati dalle associazioni ambientaliste e contrarie alla caccia e sia le stesse amministrazioni regionali costrette a difendere in giudizio i loro provvedimenti e in particolare l’adozione dei calendari venatori nonché ad adottare nuovi provvedimenti a sanatoria di quelli censurati e annullati dalle sentenze dei giudici amministrativi.

Le prime sentenze emesse dai Tar hanno evidenziato una notevole superficialità nel legiferare in materia di caccia in quanto i motivi di annullamento dei calendari venatori sono riconducibili al mancato rispetto delle norme europee e nazionali in materia. “Norme e regole disapplicate in molte Regioni, caccia in periodo di migrazione e bracconaggio dilagante. È lo scenario che si presenta per la prossima stagione venatoria, a distanza di tre anni dall’approvazione del recepimento delle norme europee, che prevedono la massima tutela delle specie durante la fase della migrazione e della riproduzione e l’esclusione dalla lista delle specie cacciabili per quelle che sono in stato di conservazione sfavorevole”, scrive la Lipu-BirdLife Italia.

Il TAR del Piemonte, con Ordinanza depositata il 13 settembre 2013, ha accolto tutti i rilievi avanzati dalla Lega per l’abolizione della caccia (LAC) e Pro Natura, sospendendo il calendario venatorio 2013/2014 nonché tutti gli atti ad esso collegati, compresi i provvedimenti riguardanti la caccia di selezione degli ungolati, la caccia della tipica fauna alpina, i criteri di ammissione dei cacciatori, i periodi di prelievo alle specie migratrici e l’addestramento ai cani da caccia. La regione Piemonte si è subito attivata per rimuovere i motivi indicati dalla sentenza del TAR adottando con urgenza il Piano faunistico-venatorio. Sarà così possibile, come affermato dalla stessa Regione, concludere l’iter procedurale della Valutazione ambientale strategica. Il documento verrà pubblicato sul Bollettino Ufficiale e suo sito web della Regione, in modo da consentire ai soggetti interessati di far pervenire le loro eventuali osservazioni entro sessanta giorni. Come se non bastasse la regione Piemonte ha tranquillizzato la pattuglia dei cacciatori affermando nell’Aula Consiliare che i motivi di bocciatura del TAR sono stati superati con l’adozione del Piano faunistico venatorio e quindi la stagione venatoria inizierà regolarmente dopo le opportune modifiche al calendario venatorio.

In particolare, secondo il calendario, dovrà essere adeguato alla chiusura della caccia alla beccaccia (il 20 gennaio 2014 anziché il 26 come indicato nel documento sospeso) e di quella al tordo (il 10 gennaio anziché il 12). Le motivazioni, tutte accolte dai giudici, riguardano la mancata effettuazione del piano faunistico venatorio, l’assenza del piano faunistico-venatorio regionale e il difetto di motivazione a superamento dei rilievi espressi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) per la protezione di numerose specie. Il mondo venatorio piemontese, che non ha accettato la sentenza del TAR, minaccia di formare una class action per richiedere i danni agli ambientalisti LAC.

Stessa sorte e’ toccata alla Sardegna. La seconda sezione del Tar della Sardegna ha accolto la domanda cautelare proposta dalle associazioni Lega per l’Abolizione della Caccia, Vittime della Caccia, Earth, e per effetto sospeso il calendario venatorio 2013 – 2014. La decisione è stata presa con la motivazione che il calendario è stato adottato senza acquisire il parere Ispra. I giudici fanno presente “che l’art. 18, comma 4, della L. 157/1992, laddove prescrive che il calendario venatorio sia emanato sentito l’INFS (ora ISPRA), costituisce norma fondamentale di riforma economico-sociale (cfr. Corte Cost. n. 227/2003 e 4/2000)” e che “come tale la disposizione si impone anche alle Regioni ad autonomia speciale“.

Il Tar ha fissato la trattazione di merito del ricorso l’udienza pubblica del 19 marzo 2014. Anche qui infatti le associazioni LAC, Earth e Associazione Vittime della Caccia avevano inoltrato il ricorso al TAR Sardegna, richiedendo la sospensione del calendario venatorio per l’assenza del piano faunistico-venatorio, per la mancanza di una procedura di valutazione di incidenza ambientale riguardo l’attività venatoria nelle aree classificate quali Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) e per aver eluso il parere obbligatorio dell’ISPRA, non presentando il calendario venatorio regionale e il regolamento relativo all’intera annata venatoria, come previsto dalla legge.

Sospensione parziale in Umbria dove con l’ordinanza n. ‘114/2013’ del 12 settembre 2013 il TAR Umbria ha disposto la sospensione del calendario venatorio 2013/2014, limitatamente al punto riferito alla determinazione del carniere per l’allodola, per carenza di motivazione. Preso atto di ciò la Giunta regionale con un proprio atto ha ritenuto opportuno, in attesa dell’udienza del 4 dicembre 2013 per la trattazione del merito, di integrare il provvedimento con un’idonea e documentata motivazione, rispondendo così all’ordinanza del TAR Umbria, ripristinando i 20 capi giornalieri e 100 stagionali di allodola per cacciatore, già fissati nel calendario venatorio 2013-2014.

A rischio sospensione anche l’apertura della caccia nella regione Lazio. A renderlo noto e’ stato Massimo Ceccarelli, segretario nazionale dell’Associazione Nazionale Libera Caccia (ANLC), annunciando al Corriere di Viterbo “la Lega Anti Vivisezione (LAV) ha impugnato il calendario venatorio presentando ricorso al TAR Lazio” chiedendo di posticipare l’apertura al 1 ottobre e di anticipare la chiusura al 10 gennaio per i tordi, al 31 gennaio per le beccaccie e la chiusura dell’attività venatoria su ZPS e SIC per la mancanza di valutazione d’incidenza.

La regione Abruzzo ha evitato un quasi certa sospensiva, da parte Tar, del calendario venatorio provvedendo a modificarlo non appena e’ stato notificato il ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste. Acque agitate per i cacciatori anche in Campania dove è stato presentato un ricorso al TAR per la sospensione del calendario venatorio in quanto sarebbe stato formulato in dispregio del parere dell’Ispra. Per le 700mila doppiette si prospetta quindi una stagione venatoria difficile con il rischio di tornare a casa con i fucili che non fumano e i carnieri vuoti.