Il Tribunale per i diritti del malato–Cittadinanzattiva ha presentato la 17° edizione del Rapporto Pit Salute “(Sanità) in cerca di cura”. L’analisi dimostra che l’incremento dei costi di molti servizi sanitari unito alla difficoltà di accesso portano molti cittadini a rinunciare alle cure.
Il Tribunale per i diritti del malato–Cittadinanzattiva ha presentato la 17° edizione del Rapporto Pit Salute “(Sanità) in cerca di cura”. L’analisi dimostra che l’incremento dei costi di molti servizi sanitari unito alla difficoltà di accesso portano molti cittadini a rinunciare alle cure.
Su oltre 24mila segnalazioni giunte nel 2013 ai PIT salute nazionale e regionali e alle sedi locali del Tribunale per i diritti del malato, quasi un quarto (23,7%, +5,3% rispetto al 2012) riguarda le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie determinate da liste di attesa (58,3%, -16% sul 2012), peso dei ticket (31,4%, +21%) e dall'intramoenia insostenibile (10,1%, – 5,3%).
Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva: “I cittadini oggi hanno bisogno di un Ssn pubblico forte, che offra le risposte giuste al momento giusto e che non aggravi la situazione difficile dei redditi familiari. E' un punto di partenza imprescindibile per impostare la cura appropriata per il SSN, che non può essere messa a punto senza il coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini”.
Il peso dei ticket allontana inevitabilmente i cittadini dalla sanità pubblica. Sono avvertiti gli effetti dei tagli alla spesa pubblica degli ultimi anni, con politiche sia nazionali che locali che sono andate nella medesima direzione, assottigliando sempre più l'offerta e le garanzie ed esponendo i cittadini a rischi maggiori in termini di mancata presa in carico. Al secondo posto, le segnalazioni sulla grave situazione dell'assistenza territoriale (15,6%, in lieve aumento rispetto all'anno precedente); in particolare l'assistenza ricevuta da medici di base e pediatri di libera scelta (il 25,7% delle segnalazioni, +2,3%), soprattutto perché i cittadini si vedono negata una visita a domicilio o il rilascio di una prescrizione; la riabilitazione (20,3%, +6,7%), in particolare per i disagi legati alla mancanza o scarsa qualità dei servizio in ospedale o alla difficoltà nell'attivazione di quello a domicilio; l'assistenza residenziale (17,3%, invariato rispetto al 2012).
La presunta mal practice rappresenta la terza voce di segnalazione (15,5% delle segnalazioni nel 2013 vs al 17,7% del 2012). Sarà anche questo un effetto delle difficoltà di accesso ai servizi?Pesano ancora in modo preponderante in questa area i presunti errori terapeutici e diagnostici (66%, ossia i due terzi delle segnalazioni, +9% sul 2012); seguiti dalle condizioni delle strutture (16%, -7%), dalle disattenzioni del personale sanitario (10,4%, -2,1%), dalle infezioni nosocomiali e da sangue infetto (3,8%).
In ambito terapeutico, i presunti errori riguardano in particolare l'area ortopedica (33,4%, +1,3%) e la chirurgia generale (16,8%, +5,6%); in ambito diagnostico, in particolare l'area oncologica (25,6%, -1,7%) e l'ortopedia (19,4%, +5,1%). Le segnalazioni sull'assistenza ospedaliera passano dal 9,9% del 2012 al 13,1% del 2013. In questo ambito, crescono soprattutto le segnalazioni inerenti l'area dell'emergenza urgenza (dal 40% al 47,7%): l'attesa per l'accesso alla prestazione è il più rilevante dei problemi, ed è ritenuta eccessiva nel 40,7% dei contatti (38,4% nel 2012); seguono le segnalazioni per assegnazione non chiara del codice di triage: 30,9% nel 2013 (34,4% nel 2012), quindi i ritardi nell'arrivo delle ambulanze (15,4%); e per finire le segnalazioni di ticket per il pronto soccorso (13%). Secondo l’Ipasvi, la Federazione nazionale dei Collegi infermieri, questo rapporto è l’ulteriore cerificazione dell’ “effetto spending”.
Il peso maggiore di critiche e segnalazioni dei cittadini è riservato alla scarsa assistenza medico/infermieristica: 36,4% nel 2013 rispetto al 21,7% del 2012. Gli assistiti denunciano la progressiva riduzione del personale e i relativi disagi proprio in termini della qualità di assistenza erogata.