Oltre 7.500 tonnellate di sementi sono state esportate sia in paesi comunitari che extracomunitari, a testimonianza dell’eccellenza di questo simbolo del Made in Italy, leader assoluto in Europa e negli areali mediterranei

Il dato più interessante riguarda la superficie destinata alla risicoltura, che nella campagna 2022-23 ammonta a 11.474 ettari, di cui solo il 15% (1.718 ettari) non idonei a produrre sementi, mentre la superficie approvata (9.756 ettari) è inferiore a quella della scorsa campagna (circa 700 ettari in meno), il che non dovrebbe però compromettere i quantitativi certificabili nella campagna di semina attualmente in corso. Nello specifico, i dati indicano un calo del 8% nella produzione di tipi tondi e un leggero calo nella tipologia Lungo A da interno, mentre è stato registrato un leggero aumento nel tipo medio.

Sono alcuni tra i dati più significativi elaborati dal CREA, il più importante ente italiano di ricerca sull’agroalimentare, nello studio tematico che organizza da oltre 40 anni in collaborazione con l’Ente Nazionale Risi. Dalle analisi effettuate sul seme in natura, emerge un’ottima energia germinativa, simile alla campagna precedente e, alla luce delle attuali richieste di mercato, la produzione sarà in grado di soddisfare la domanda degli agricoltori per quasi tutte le categorie.

«La nostra risicoltura è prima in Europa ­– le parole dell’on. De Carlo, Presidente della IX Commissione del Senato – e questo è possibile grazie all’impegno e alla passione dei risicoltori italiani, veri custodi di questa eccellenza, messa a dura prova dal cambiamento climatico, oltre che dalla concorrenza globale, che si giova di prezzi più competitivi, spesso a fronte di minore attenzione al lavoro, alla qualità del prodotto e all’ambiente. Il riso italiano è una risorsa preziosa e intendiamo sostenere questa produzione il più possibile a partire dal suo primo e più drammatico problema: quello della mancanza d’acqua».