Ben 40mila ettari di territorio bruciati in Italia nel 2024, con l’emissione di 8mila tonnellate di PM2,5

Ormai sappiamo che il monitoraggio degli incendi avviene dallo spazio, utilizzando i satelliti della Nasa e quelli del progetto europeo Copernicus. Per monitorare l’evoluzione degli incendi boschivi, il sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (EFFIS) riferisce in merito al numero di incendi e alla zona incendiata. EFFIS mette a disposizione di tutti le informazioni aggiornate quotidianamente sulla stagione in corso degli incendi in Europa e nell’area del Mediterraneo, con l’indicazione degli incendi e delle aree bruciate, durante l’intera stagione estiva e negli ultimi giorni. Non solo, ma socializza le informazioni relative alle anomalie termiche e alle emissioni di inquinanti prodotte dagli incendi (anidride carbonica, particolato (PM2,5), Ossidi di azoto). I dati – tutti scaricabili in formato aperto – sono forniti per singola settimana o come cumulato dall’inizio dell’anno.

In seconda battuta, l’Arma dei Carabinieri, Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare (CUFA) elabora i dati a livello nazionale – diffusi poi da ISTAT – alimentando un vero e proprio Catasto degli incendi – anche ai fini dell’applicazione della legge quadro in materia di incendi boschivi n. 353/2000 che definisce divieti, prescrizioni e sanzioni sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco prevedendo la possibilità da parte dei comuni di apporre, a seconda dei casi, vincoli di diversa natura sulle zone interessate.

Successivamente l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca sull’Ambiente (ISPRA) pubblica un indicatore sulle superfici di ecosistemi forestali percorsi da incendi.

Incendi frequenti e su larga scala hanno un impatto negativo sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulla biodiversità, sul suolo e sull’estetica del paesaggio. Il rischio di incendio dipende da molti fattori, comprese le condizioni climatiche. Il cambiamento climatico dovrebbe avere un forte impatto sul rischio di incendi boschivi in Europa, come riconosciuto dalla strategia dell’UE sull’adattamento al cambiamento climatico, e da vari studi scientifici.

D’altra parte, supportato dai dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), quest’anno è stato anche pubblicato il rapporto “State of Wildfires” che offre un’analisi completa degli incendi globali nel 2023-24; il rapporto fornisce informazioni cruciali sugli eventi di incendio estremo, le loro cause, la prevedibilità e il ruolo dei fattori antropogenici. I risultati del rapporto sottolineano la crescente frequenza e gravità degli incendi a livello globale ed evidenziano il ruolo essenziale dei dati scientifici nell’informare le politiche e nel migliorare la resilienza sociale.

Come è andata la stagione estiva 2024 in Europa

A livello europeo complessivo la stagione 2024 è stata migliore di quella del 2023 (a fine agosto erano 412mila gli ettari di territorio europeo bruciati) ma peggiore della media di quanto avvenuto negli anni fra il 2006 e il 2023. Al 20 ottobre nei Paesi della UE sono bruciati complessivamente quasi 378mila ettari di territorio, rispetto ad una media di 349mila negli stessi periodi fra il 2006 e il 2023.

Il 2024 è stato un anno particolarmente negativo per il Portogallo, con 143mila ettari bruciati, rispetto ad una media di 93mila, Cipro con 3.200 rispetto alla media di 1.700, Bulgaria con 44mila rispetto a 10mila.

La stagione estiva 2024 in Italia

Nella stagione estiva 2024 in Italia secondo i dati EFFIS, è stato un anno meno negativo rispetto ai quattro precedenti; sono stati bruciati circa 40mila ettari di territorio rispetto ad una media di circa 57mila ettari di quanto bruciato fra il 2006 ed il 2023. Il numero di incendi, 381, è stato maggiore rispetto al dato medio 2006-2023, di 290 incendi annui.

Nel corso degli incendi vengono immessi in atmosfera vari inquinanti che sono quantitativamente stimati da EFFIS, ad esempio nel 2024 in Italia risultano diffuse 8mila tonnellate di polveri sottili (PM2,5), 3mila di ossidi di azoto (NOx) e 659 tonnellate di Black Carbon, la frazione più nociva delle polveri

Incendi e cambiamento climatico

Il pericolo di incendio è collegato alle condizioni meteorologiche che determinano condizioni favorevoli per lo sviluppo di tali eventi (perdurante siccità e alte temperature), che comunque sono quasi sempre innescate da azioni umane (dolose o colpose), e quindi anche su di essi influiscono gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il Fire Weather Index (FWI) è un indice meteorologico utilizzato in tutto il mondo per stimare il pericolo di incendio. Più alto è il valore del FWI, più favorevoli sono le condizioni meteorologiche per innescare un incendio. L’Agenzia Europea per l’Ambiente fornisce delle stime del FWI sui vari scenari climatici previsti.

Anche il rapporto “State of Wildfires” sopra citato ha rilevato che il cambiamento climatico ha aumentato la probabilità di condizioni meteorologiche di fuoco elevate, area bruciata media a lungo termine e area bruciata estrema durante il 2023-24.

È evidente quindi che dobbiamo iniziare a considerare “normali” situazioni come che si ripetono ogni estate e quindi operare in una logica di “adattamento” al cambiamento climatico, che richiede misure che sinora non sono state prese, anche in un campo così rilevante come quello degli incendi boschivi, che produce effetti dannosi di lungo periodo.


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