La rilevazione desta preoccupazione ma non è inattesa e giunge alla luce di una evoluzione progressiva degli stock di olio di oliva

Nella prima settimana di febbraio, il prezzo medio dell’olio extravergine di oliva nazionale superava di poco i 3 euro al litro, facendo così registrare un calo superiore al 45% del prezzo dello stesso periodo dello scorso anno.

La rilevazione desta preoccupazione ma non è inattesa e giunge alla luce di una evoluzione progressiva degli stock di olio di oliva, che nei mesi passati ha visto un aumento delle giacenze con forme di contenimento delle vendite. Un fenomeno che ha depresso ulteriormente le quotazioni a fronte di una domanda comunque sostanzialmente stabile. La situazione congiunturale ha acuito la crisi di un settore che, a livello nazionale, è già in difficoltà per problemi strutturali.

La nostra olivicoltura sconta un ritardo in innovazione e mostra costi di produzione molto più alti dei nostri competitor, a detta degli operatori di settore. Tra le misure che potrebbero ridare fiato al comparto, la revisione del meccanismo dello stoccaggio privato su base d’asta mensile, che di fatto ha privilegiato le imprese estere. Ma non vanno trascurate misure con orizzonte temporale più ampio, come strutturare una politica settoriale lungimirante a partire dall’ocm olio, che il Mipaaf ha proposto in sede comunitaria; prevedere misure di ristrutturazione e riconversione, ma anche di investimenti delle strutture di trasformazione; contrastare le politiche della distribuzione organizzata della vendita di prodotto sottocosto.