Un Nobel per il cibo assegnato alle multinazionali OGM. Quel che all’apparenza sembrerebbe un paradosso, corrisponde alla più bieca e triste realtà.
Il World Food Prize 2013 (premio istituito dall’agronomo statunitense Norman Borlaug, vincitore a sua volta del Nobel per la pace nel 1970), infatti, è andato al biotecnologo Robert Fraley, vicepresidente esecutivo della Monsanto e sviluppatore (nel 1996) del primo seme di soia geneticamente modificato.

La premiazione si è svolta il 16 ottobre scorso, durante la Giornata Mondiale per l’Alimentazione. Il premio di 250 mila dollari, Fraley lo condividerà con due colleghi biotecnologi: Mary-Dell Chilton, che lavora per la società biotech Syngenta e Marc Van Montagu, presidente dell’Institute of Plant Biotechnology Outreach.

Amaro il commento di Paolo d’Arpini, della Rete Bioregionale Italiana: “così facendo si legittima la Monsanto quale azienda pioniera nella modifica genetica degli organismi e favorendo la validazione del modello di business (quello perseguito dalla Monsanto) che impoverisce le aziende agricole e monopolizza il nostro cibo. Come se non bastasse anche il manipolatore di Sygenta vince il premio, Sygenta è il gigante biotech che insieme a Bayer sta facendo pressione sull’Europa per mantenere sul mercato pesticidi che uccidono gli insetti impollinatori”.