Anche le bevande superalcoliche hanno avuto le loro ‘olimpiadi‘ e quest’anno si sono tenute subito dopo la chiusura di quelle di Rio, a Tequila City, in Messico.
Dal 24 al 26 agosto la “Spirits Selection“, concorso internazionale promosso dal Concours Mondial de Bruxelles ha visto in gara ben 1.150 produzioni provenienti da 48 Paesi che rappresentano la geografia planetaria dei distillati e degli alambicchi.
Un appuntamento di grande prestigio all’insegna del bere senza frontiere, che dal 1994 mette a confronto il pisco peruviano con i distillati di sorgo asiatici, le vodka con il cognac, l’armagnac con l’acquavite di frutta. La manifestazione è di carattere itinerante e gira per i diversi territori vocati alla produzione liquorosa ma “questa edizione a Tequila City, tra le agavi e il deserto dello stato federato di Jalisco – secondo i promotori a Bruxelles – promette di essere tra le più interessanti perché ospitata e animata dalla culla ‘del’ tequila il luogo più adatto ad accogliere la sfida tra superalcolici”.
Tra eterni rivali come il whisky scozzese e quello irlandese, il rum declinato in ogni espressione di ciascuna isola caraibica e dei produttori big sudamericani, il gin non più esclusiva londinese ma sempre più mediterraneo, si sono sfidati anche ben 302 campioni di produzione francese e 287 ‘bicchierini’ messicani, tra tequila e mezcal. A seguire la Cina con 88 tipologie di baiju, e l’Italia con l’acquavite di bandiera, la grappa.
In queste “olimpiadi dei superalcolici” l’Italia ha puntato ad arricchire il proprio medagliere con 66 distillati di vinacce, in gran parte trentine. La giuria composta da 84 esperti provenienti da 23 Paesi nei quattro angoli del pianeta ha valutato letteralmente alla cieca, in batterie da almeno 35 “cichetti”, la produzione globale di ‘spirits’ in un territorio quanto mai vocato e dove i tequileros contano di presentare tutte le virtù della loro bevanda alcolica derivata dall’agave, un must per noti cocktail, già esportata in 120 Paesi.