L’Istat rileva che il 2013 rappresenta uno degli anni più negativi per il settore del commercio, in particolare per le vendite al dettaglio, che nel 2013 segnano un crollo del 2,1% sul 2012. E’ il calo annuo più forte almeno dal 1990.

A scendere anche gli alimentari (-1,1%), che registrano il maggior calo in 4 anni. Segno negativo anche nel mese di dicembre nonostante le Feste natalizie (-2,6% su base annua). Gli unici a guadagnare nell’anno ‘nero’ del commercio al dettaglio sono i discount alimentari, con +1,6% nel valore delle vendite a fronte di un -1,0% per l’intero comparto della grande distribuzione. E per i piccoli negozi è -2,9%.

Cibo e bevande fanno la differenza. Tutti i settori sono in calo, persino i farmaci segnano una riduzione (-2,4%). Ribassi superiori alla media si registrano, tra gli altri, anche per abbigliamento (-2,7%) calzature (-3,0%), elettrodomestici-radio-tv (-3,1%) e mobili (-3,2%). Insomma la stretta sui consumi è ricaduta sugli acquisti. I prezzi nel 2013 sono saliti solo dell’1,2% (+3,0% nel 2012).

Nel contempo crolla la fiducia dei consumatori. A febbraio il clima di fiducia dei consumatori diminuisce a 97,5 da 98 del mese precedente. L’Istat specifica come la componente economica aumenti da 92,3 a 96,2 mentre diminuisce quella riferita al quadro personale (da 100,3 a 98,3). Con segno meno anche il commercio estero: export extra Ue gennaio -2,7% sull’anno. A gennaio l’export verso i paesi fuori dai confini dell’Ue segna un calo dell’1,1% su dicembre, che diventa pari al -2,7% su base annua. Lo rileva l’Istat nelle stime, aggiungendo come per l’import si registrino contrazioni ancora piu’ forti (-5,2% sul mese e -11,9% sull’anno). A gennaio 2014 entrambi i flussi commerciali presentano una diminuzione rispetto al mese precedente, più marcata per le importazioni (-5,2%) che per le esportazioni (-1,1%).

Al netto dei prodotti energetici, le esportazioni sono in crescita (+1,0%). Su base tendenziale, entrambi i flussi si confermano in diminuzione: più rilevante per le importazioni (-11,9%) che per le esportazioni (-2,7%). Si segnala tuttavia che al netto della forte contrazione delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo in Svizzera, l’export risulta stazionario. A gennaio 2014, la flessione congiunturale delle vendite verso i paesi extra Ue interessa l’energia (-26,7%) e i beni di consumo non durevoli (-2,7%).

In espansione le vendite di beni strumentali (+3,0%) e di prodotti intermedi (+1,7%). Dal lato dell’import la flessione congiunturale investe tutti i comparti, con una contrazione particolarmente forte per gli acquisti di beni strumentali (-10,5%). Nell’ultimo trimestre la dinamica congiunturale dell’export verso i paesi extra Ue è stazionaria (0,0%), con le vendite di beni di consumo durevoli (-3,1%) e di prodotti intermedi (-1,2%) in contrazione. Nello stesso periodo, la flessione congiunturale delle importazioni (-2,9%) riguarda l’energia (-7,2%) e i beni strumentali (-6,8%).

La flessione tendenziale delle esportazioni è diffusa a tutti i comparti, a eccezione dei beni strumentali (+2,4%). La contrazione tendenziale degli acquisti (-11,9%) è spiegata per oltre il 90% dall’energia (-22,4%) e dai beni strumentali (-13,6%). A gennaio 2014 si rileva un deficit commerciale di 894 milioni, in forte contrazione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. È infatti poco più di un terzo di quello registrato a gennaio 2013 (-2.376 milioni). La riduzione del deficit è quasi del tutto ascrivibile al calo del deficit energetico (da -5,3 miliardi nel 2013 a -3,9 miliardi nel 2014). Nel mese di gennaio 2014, i mercati di sbocco più dinamici sono: EDA (+14,8%), Cina (+11,4%) e Stati Uniti (+7,1%). La flessione degli acquisti è diffusa a tutti i principali mercati, con l’eccezione di ASEAN (+0,5%) e Cina (+0,2%).