La Russia ha chiuso all’Ue il proprio mercato – tagliando quasi il 25% di tutte le esportazioni Ue – fondando la propria decisione su quattro casi isolati di peste suina africana (PSA), riscontrata in suini selvatici al confine della Lituania e della Polonia con la Bielorussia.
Questo divieto ha esposto il settore agricolo europeo a perdite significative. Discussioni bilaterali con Mosca non hanno ottenuto finora alcun risultato. Dato che non sembra emergere alcuna soluzione, l’Ue ha deciso di ricorrere alle procedure di composizione delle vertenze dell’OMC, chiedendo consultazioni formali con la Russia. Il divieto assoluto di importare suini europei in Russia appare chiaramente sproporzionato e in contrasto con le norme dell’OMC.
Ad oggi, nonostante gli intensi negoziati, i partner russi continuano a respingere la proposta europea di regionalizzazione che permetterebbe tutte le esportazioni suine tranne quelle di suini provenienti dalla zona interessata. Da parte sua, la Commissione europea ha messo in atto una serie di misure di controllo per contenere il virus della PSA (che probabilmente si è diffuso proprio a partire dalla Russia) conformi ai principi dell’OMC. La Russia, tuttavia, continua ad attenersi a un divieto assoluto riguardo alle carni suine esportate dall’Ue.
Nel chiedere consultazioni, l’Ue avvia formalmente una vertenza in seno all’OMC. Le consultazioni danno all’Ue e alla Russia l’opportunità di discutere la questione e di trovare una soluzione soddisfacente senza ricorrere al contenzioso.
Se le consultazioni non otterranno una conclusione soddisfacente entro 60 giorni, l’Ue può chiedere all’OMC di istituire un panel che si pronunci sulla legittimità dei provvedimenti russi.