È questo lo slogan della campagna lanciata da AssoBirra per contrastare l’aumento delle accise sulla birra deciso dal governo per finanziare il dl Scuola e il dl Cultura, e che presto dovrà essere votato dal Parlamento.

L’accisa – osserva il presidente di Assobirra, Alberto Frausin – è una tassa che paga il consumatore ogni volta che beve una birra, che lo faccia in pizzeria o al bar o a casa sua. Già oggi 1 sorso su 3 va al Fisco, in pratica su una birra da 66cl da 1 euro ben 37 centesimi sono di tasse; e con i nuovi aumenti si arriverebbe a un sorso su due! Senza contare che questi aumenti rischiano di mettere in ginocchio un settore in cui operano oltre 500 aziende che danno lavoro direttamente a 4.700 persone. L’aumento dell’accisa porterà anche ad un calo ulteriore dei consumi di birra di circa il 5-6%”.

L’associazione dei produttori della birra e del malto dunque all’azione gli oltre 35 milioni di consumatori di birra lanciando una petizione sul sito www.salvalatuabirra.it da sottoscrivere e presentare a governo e parlamento per scongiurare l’aumento. “Una campagna – spiega Frausin – simile a quelle lanciate in Gran Bretagna e in Olanda per salvare la classica ‘pinta’ da analoghi aumenti”.

Assobirra ricorda anche che la birra paga l’accisa ma non il vino. “Senza contare – sottolinea ancora Frausin – che le accise sono già cresciute nell’ultimo decennio di quasi il 70%. Consideriamo inoltre che l’aliquota Iva della birra è da poco arrivata al 22% e l’accisa stessa è gravata dall’Iva. I consumatori italiani pagano tre volte le accise sulla birra rispetto a spagnoli e tedeschi”. “Questa tassa è proprio inefficace – conclude Frausin -, aumenta il prezzo, si riducono i consumi e le entrate dello Stato”.