Unaitalia: fatturato a 7,4 mld, scendono produzione (-11,2%), consumi pro capite e autosufficienza
L’avicoltura italiana affronta uno scenario piuttosto complesso. In conseguenza del calo produttivo dell’11,2%, nel 2022, per la prima volta il nostro Paese ha rischiato di perdere la storica autosufficienza a causa degli effetti dell’aviaria, che ha provocato danni al settore per 262 milioni di euro da ottobre 2021 a maggio 2022.
A queste difficoltà dobbiamo ora sommare i danni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, tra le regioni a più alta vocazione avicola, per più di 15 milioni di euro, ed il peso dell’inflazione (+7,6% a maggio dati Istat) che frena i consumi e quello dei costi produttivi (+23% nell’ultimo anno). Insomma, le condizioni di lavoro sono nettamente peggiorate.
Etichetta e consumi
E ci sono anche questioni legate all’etichettatura ed alla salute degli animali coinvolti. Il 62% della produzione avicola in Italia riporta informazioni, sia chiaro volontarie, aggiuntive in etichetta. Di queste, il 52% riguarda l’uso di luce naturale e il 50% degli arricchimenti ambientali. La densità inferiore ai limiti di legge è indicata dal 30% degli aderenti al Disciplinare, mentre il 6% della produzione usa razze “a lento accrescimento” (dato triplicato tre anni). Il 28% dei prodotti che riportano informazioni aggiuntive in etichetta (uno su tre) risponde infine a standard di “maggiore benessere”, ovvero sono garantite contemporaneamente in allevamento densità ridotte, arricchimenti ambientali e/o disponibilità di luce naturale.
“Le recenti esperienze sui dossier strategici per il settore – le parole di Antonio Forlini, presidente di Unaitalia – ci insegnano che non possiamo continuare a dipendere dagli studi di centri di ricerca e università, molto spesso del nord Europa, che si ispirano a modelli diversi dal nostro e che sono presi a riferimento nel processo decisionale europeo. Valorizziamo le nostre eccellenze anche in campo scientifico con un Polo del made in Italy della ricerca nell’agroalimentare: una rete unica tra Istituti zooprofilattici, che sono un unicum italiano, università e centri di ricerca che ne coordini il lavoro per essere più visibili e competitivi nelle sedi che definiscono le policy europee” .
Qualche dato del settore
Nel 2022, il fatturato industriale si è attestato complessivamente a quasi 7 mld e 350mln, 5mld 350mln per le carni avicole e 2mld per le uova. Il calo dei consumi pro-capite (-4,3% sul 2021), in prevalenza di tacchino, passati da 21,43 a 20,5 kg, non ha intaccato la passione degli italiani per le carni bianche, che continuano ad essere le più amate con il 35% degli acquisti domestici. Anche le uova hanno un indice di penetrazione tra i più alti (94%, dati Ismea), con un consumo pro-capite di 227 uova (+7,4%). E se il balzo prezzi del 2023 costringerà ad un ulteriore alleggerimento dei carrelli, le carni avicole saranno le uniche a mantenersi in terreno positivo con una produzione quest’anno ancora a -3,3% rispetto all’anno di riferimento 2021 (che si attestava a 1,36 milioni di tonnellate), ma in ripresa rispetto al 2022.