Tartufi croati e del centro-sud Italia spacciati per bianchi piemontesi. Questo il risultato degli accertamenti condotti dalla Forestale in diverse regioni italiane.
Si sono concluse le indagini preliminari dell’inchiesta sulla commercializzazione dei tartufi che la Procura della Repubblica di Alba e il Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) del Comando provinciale di Asti conducono dal novembre del 2011.
L’indagine, la più importante nel settore dei tartufi, ha preso avvio dai controlli di polizia amministrativa eseguiti alla Fiera regionale del tartufo di Asti e in altre fiere locali della provincia, nell’ambito dei controlli disposti nel settore agroalimentare dall’Ispettorato generale. In quell’occasione i tartufi posti in vendita erano risultati privi dell’etichetta prevista dalla legge nazionale, che impone l’indicazione del nome italiano, di quello latino e della provenienza del prodotto.
Da ulteriori accertamenti presso un centinaio di ditte dislocate in tutta Italia, è emerso che alcuni commercianti all’ingrosso avrebbero acquistato grandi quantità di tartufi provenienti dalla Croazia che sarebbero stati rivenduti a ristoranti, negozi o addirittura all’estero spacciandoli per bianchi piemontesi. L’attività oggetto d’indagine, soltanto nel 2011 avrebbe prodotto un giro d’affari, documentato, pari a circa cinque milioni di euro.
Durante l’attività investigativa sono state acquisite dagli inquirenti fatture e documentazione contabile, tabulati telefonici e la lista di tutti i movimenti bancari dei commercianti controllati e sono stati sequestrati tredici chilogrammi di tartufi bianchi e neri, dai quali sono stati prelevati alcuni campioni per effettuare analisi atte a verificare l’eventuale presenza di tracce di radioattività.
Le analisi, che hanno dato esito negativo, sono state condotte dall’Arpa di Ivrea. Dagli accertamenti effettuati dal personale della Forestale di Asti risulta, per di più, che la maggior parte dei tartufi commercializzati come bianchi piemontesi provenivano dal centro sud Italia (75%), dalla Croazia (15%), mentre dal Piemonte soltanto il (10%).
Proprio per questo sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria per il reato di frode in commercio e violazioni tributarie quattordici persone ed elevate sanzioni amministrative per 40 mila euro. La prevalente presenza di tartufi del centrosud italiano (75%) rispetto a quelli piemontesi (10%) conferma le potenzialità del tartufo del nostro Mezzogiorno, oggi in gran parte privo di una propria forte identità.
L’operazione s’inquadra nella più ampia attività volta a garantire la sicurezza agroalimentare e a prevenire gli illeciti in campo agroalimentare, soprattutto a tutela dei consumatori e della lealtà del commercio.