Il Governo Monti non ha smesso di pensare di imporre una nuova tassa e questa volta dovrebbe riguardare i beni primari e cioè gli alimenti.

Ma per far “digerire” questo ennesimo balzello si vuole mascherarlo dietro una necessità sociale che è quella di tutelare la salute umana. La tassa sugli alimenti dovrebbe riguardare infatti solo quelli che sono ritenuti potenzialmente nocivi alla salute dei consumatori e che ora sono classificati come sul “junk food” o cibo spazzatura.

I consumatori fanno oggi largo uso di questi cibi in quanto particolarmente apprezzati per le loro caratteristiche sensoriali anche se sanno più di industria agroalimentare che di agricoltura. Il fatto che facciano male è attribuito sia al consumo eccessivo che se ne fa e sia alle materie prime con le quali vengono preparati. La proposta del ministro alla sanità Renato Balduzzi di tassare il cibo spazzatura divide però il mondo dell’agroalimentare: la posizione del comparto agricolo da sempre promotore di un’alimentazione basata su cibi freschi e sani prodotti dalla terra si contrappone al parere negativo del segmento industriale, che con il presidente di Federalimentale Filippo Ferrua definisce la cosiddetta “food tax” una misura “ingiusta e pericolosa”, con cui si intende fare cassa su un capitolo così delicato come l’alimentazione.

Dal canto suo il governo Monti ha moltissimi studi autorevoli che attestano il legame diretto tra cibo spazzatura e obesità, fenomeno che oggi colpisce ben 300 milioni di persone al mondo e che andrebbe a “ingrassare” le casse dello Stato con 270 milioni di euro, destinati a modernizzare le strutture sanitarie e a finanziare nuove iniziative per promuovere l’educazione alla salute.

Di questi, 24 milioni di euro verrebbero dai superalcolici, per cui è previsto un prelievo di 50 euro ogni 100 litri. Mentre la tassazione sulle bibite gassate e sui succhi di frutta ammonterà a 7,16 euro per 100 litri, per un ricavato di 245 milioni di euro. Per ora nessuna tassa è prevista per patatine, snack e merendine, per cui, però, è stato posto un ultimatum di due anni: entro il 2014 i produttori del cibo preferito dai bambini, se vorranno evitare l’imposta, dovranno abbassare i valori di grassi, zuccheri e sodio per rendere questi alimenti più sani.

Nonostante le polemiche sul junk food siano praticamente unanimi, le perplessità su questa misura ministeriale sono molte e vengono da più parti. A queste il ministro Balduzzi risponde spiegando la doppia valenza di questa tassa: “Il primo segnale riguarda la necessità di migliorare le abitudini alimentari. Mandiamo un messaggio ai consumatori, vogliamo farli risparmiare in termini di salute, cosa che poi si traduce in un risparmio anche per il sistema sanitario nazionale, il settore molto in sofferenza. Quando le risorse sono limitate come in questo momento è più difficile aprire agli investimenti”.