Se le donne avessero un accesso alle risorse produttive uguale a quello degli uomini, nei Paesi in via di sviluppo, i raccolti potrebbero aumentare dal 20 al 30%.
In occasione della Giornata della Terra, la Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (Bfcn) ha richiamato l’attenzione “su un fenomeno importante, che potrebbe essere chiave per uno sviluppo agricolo sostenibile”. In Asia meridionale e nell’Africa Sub-Sahariana rispettivamente – osserva il Bcfn – quasi il 60% della forza lavoro impiegata in agricoltura sono donne ma meno del 20% dei proprietari agricoli sono donne.
“Una delle ragioni di questa situazione è il dilagare della speculazione finanziaria sui beni alimentari e sui terreni agricoli, come ad esempio il land grabbing – afferma Danielle Nierenberg Co-fondatrice di Food Tank e membro dell’Advisory Board della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition – Fra le conseguenze più gravi di questo fenomeno c’è l’esclusione delle comunità locali dalla gestione della terra e dai progetti di sviluppo agricolo se non addirittura la violazione dei diritti umani. Ed in particolare questo riguarda le donne”.
“È stato calcolato – continua Nierenberg – che in quei territori se le donne avessero lo stesso accesso alle risorse produttive degli uomini, i raccolti potrebbero aumentare fra il 20 e il 30%, incrementando la produzione agricola totale dei Pvs fino al 4% e contribuendo quindi a ridurre tra il 12 e il 17% il numero di persone che soffrono la fame nel mondo”.
La Fondazione Bcfn propone quindi attraverso il suo Protocollo di Milano leggi per disciplinare la speculazione finanziaria internazionale sulle materie prime e la speculazione sulla terra, proteggere le comunità dal land grabbing, limitare la destinazione di terreni alla produzione di biocarburanti, bioplastiche e mangimi, limitare l’uso dei biocarburanti al 5% nell’ambito degli obiettivi nazionali per le energie rinnovabili.