La Commissione europea ha pubblicato gli orientamenti destinati agli Stati membri dell’UE in cui vigono norme che causano una limitazione del diritto di voto alle elezioni nazionali per i cittadini che hanno esercitato semplicemente il proprio diritto alla libera circolazione nell’Unione. Attualmente cinque Stati membri (Danimarca, Irlanda, Cipro, Malta e Regno Unito) applicano regimi che hanno tali conseguenze.
Sebbene nell’ambito degli attuali trattati dell’UE spetti agli Stati membri stabilire chi può beneficiare del diritto di voto alle elezioni nazionali, analoghe pratiche di limitazione del diritto di voto possono ripercuotersi negativamente sul diritto di libera circolazione dell’Unione. Tali pratiche che limitano il diritto di voto sono inoltre in contrasto con il principio fondamentale della cittadinanza dell’UE, che intende fornire ai cittadini più diritti, non limitarli.
“Il voto è uno dei diritti politici fondamentali del cittadino. ed è insito nel tessuto democratico. Privare i cittadini del diritto di voto quando si trasferiscono in un altro paese dell’UE equivale di fatto a punire coloro che hanno esercitato il diritto alla libera circolazione. Tali pratiche rischiano di farli diventare cittadini di serie B,” ha dichiarato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia.
“Con lettere, petizioni e dialoghi, i cittadini hanno affermato inequivocabilmente l’importanza che attribuiscono alla questione. Per questo motivo, nella relazione del 2013 sulla cittadinanza dell’Unione, la Commissione si è impegnata ad affrontare il problema. Oggi stiamo facendo la nostra parte: invitiamo gli Stati membri a dar prova di maggiore flessibilità e pubblichiamo adeguati orientamenti destinati ai cinque paesi interessati, affinché i cittadini possano essere reinseriti nelle liste elettorali del proprio paese di origine. Auspico che gli Stati membri siano pronti ad affrontare queste reali preoccupazioni, dato che la limitazione del diritto di voto rappresenta un problema serio per i cittadini coinvolti”.
In cinque paesi dell’UE (Danimarca, Irlanda, Cipro, Malta e Regno Unito) vigono attualmente norme nazionali che comportano una perdita del diritto di voto a livello nazionale a seguito di periodi di permanenza all’estero. Le norme variano notevolmente: i cittadini ciprioti perdono il diritto di voto se non hanno risieduto a Cipro nei sei mesi precedenti un’elezione e i cittadini britannici devono aver risieduto nel Regno Unito nei quindici anni precedenti per mantenere il diritto di voto.
Altri Stati membri consentono ai propri cittadini di mantenere il diritto di voto a determinate condizioni, come l’Austria che richiede ai cittadini residenti all’estero di rinnovare periodicamente l’iscrizione alle liste elettorali o la Germania che impone ai cittadini di conoscere e approfondire la politica nazionale o di aver risieduto in Germania per almeno tre mesi negli ultimi 25 anni. Nel mondo interconnesso di oggi sembra superata la principale giustificazione a favore delle norme che limitano il diritto di voto, ovvero il fatto che i cittadini residenti all’estero non hanno più sufficienti legami con il proprio paese d’origine.
Gli orientamenti pubblicati oggi dalla Commissione intendono affrontare il problema in modo adeguato, invitando gli Stati membri a: consentire ai propri cittadini che si avvalgono del diritto alla libera circolazione nell’UE di mantenere il diritto di voto alle elezioni nazionali, se continuano a dimostrare interesse per la vita politica del proprio paese, ad esempio chiedendo di rimanere iscritti alle liste elettorali; assicurarsi che i cittadini residenti in un altro Stato membro che chiedono di mantenere il diritto di voto possano farlo in modalità elettronica; informare i cittadini in tempo utile e in modo adeguato circa le condizioni e le modalità pratiche per mantenere il diritto di voto alle elezioni nazionali.
Esempi Una coppia danese si trasferisce in Polonia per lavoro, mentre la figlia rimane in Danimarca per completare gli studi. La coppia rientra spesso a Copenaghen per incontrare familiari e amici e continua a seguire gli sviluppi politici e sociali in Danimarca, dove intendono tornare in futuro. Tuttavia, essi non possono votare alle elezioni nazionali, poiché i cittadini danesi che lasciano il paese possono rimanere iscritti alle liste elettorali solo se intendono tornare in Danimarca entro due anni.
Un cittadino britannico si è trasferito in Francia dopo il pensionamento, ma rimane in stretto contatto con amici e familiari nel Regno Unito. Possiede tuttora un appartamento nel Regno Unito e segue gli sviluppi politici attraverso i programmi di attualità trasmessi da radio e televisioni britanniche, ampiamente disponibili in altri paesi dell’UE. Tuttavia, a 15 anni dal pensionamento, egli non può più votare alle elezioni nazionali britanniche.
Contesto La cittadinanza dell’UE riconosce ai cittadini dell’Unione il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali ed europee nel paese UE di residenza alle stesse condizioni dei cittadini del paese stesso. Tuttavia, questi diritti non sono estesi alle elezioni nazionali e regionali (nei tredici Stati membri in cui le regioni hanno poteri legislativi). Nella relazione 2010 sulla cittadinanza dell’Unione, la Commissione ha riconosciuto che la questione della “perdita del diritto di voto” è un problema per i cittadini dell’UE che si avvalgono del diritto alla libera circolazione e ha avviato un dibattito sulle possibili soluzioni.
Il 19 febbraio 2013 il Parlamento europeo e la Commissione hanno organizzato un’audizione comune sulla cittadinanza europea. I partecipanti, tra cui cittadini interessati, rappresentanti della società civile, deputati al Parlamento europeo ed esperti, hanno sottolineato la necessità di riesaminare le politiche vigenti che limitano il diritto di voto dei cittadini e le giustificazioni su cui si basano alla luce degli attuali sviluppi verso una partecipazione democratica più inclusiva nell’UE. Inoltre, in una recente indagine di Eurobarometro sui diritti elettorali, due terzi degli intervistati ha ritenuto che la perdita del diritto di voto alle elezioni nazionali nel proprio paese non fosse giustificata dal semplice fatto di risiedere in un altro paese dell’UE.
La relazione 2013 sulla cittadinanza dell’Unione, individua infatti 12 azioni concrete per aiutare gli europei a fare un uso migliore dei loro diritti, dalla ricerca di lavoro in un altro Stato membro alla partecipazione alla vita democratica. Nella relazione la Commissione si è impegnata a operare in modo costruttivo per consentire ai cittadini dell’UE di mantenere il diritto di voto alle elezioni nazionali nel proprio paese di origine.