Come nelle relazioni tra essere umani, dopo una crisi niente rimane uguale a prima. E a quanto  pare, il detto vale anche per i consumi del post crisi economica. Se da un lato si festeggia  per un ritorno al consumo, dall’altro ci si interroga sulle nuove modalità di acquisto.

La ricerca del Censis registra un incremento sul trimestre (+1,3%) e un aumento annuo (+2,6%) più alto dal 2011, ma un’infedeltà del consumatore al punto vendita con un’attitudine ad essere iperinformato, e a combinare i canali d’acquisto diversificati, attento non solo al prezzo, amante di consumi salutisti, etici, di pregio.

L’unica invariante è la distribuzione moderna organizzata (supermercati, ipermercati, centri commerciali), che resta il luogo d’elezione dove fare la spesa, dall’alimentare all’abbigliamento, dall’arredamento al bricolage e il giardinaggio, la profumeria e la cosmetica. Secondo il Censis poi il 60,3% degli italiani che si rivolgono alla distribuzione organizzata per fare la spesa alimentare è infedele sia al punto vendita, sia all’insegna della catena.

Si segnala inoltre che sono 31,7 milioni gli italiani maggiorenni che nell’ultimo anno hanno letto i giudizi sui prodotti nei social network e nei blog per decidere se e cosa acquistare (10,7 milioni lo fanno regolarmente). Il consumatore diventa esso stesso produttore di informazioni, con 20,4 milioni di italiani (6,2 milioni regolarmente) che hanno pubblicato post su siti web o social network con commenti personali o con il racconto di proprie esperienze relative a prodotti, spese, luoghi della grande distribuzione. Il nuovo consumatore- si specifica ancora-  è un abile utilizzatore sia dei canali informativi tradizionali, sia di quelli digitali, con 46,8 milioni di italiani (29,7 milioni regolarmente) che nell’ultimo anno sono venuti a conoscenza di promozioni e offerte dai volantini cartacei e 26,7 milioni (10,7 milioni regolarmente) da app scaricate sugli smartphone.