La birra artigianale sta conoscendo un vero boom in Italia. Ed ora arriva il primo outlook di settore che sarà presentato a Beer Attraction, a Rimini Fiera dal 17 al 20 febbraio. Lo stato di salute è ottimo e il prodotto cresce a ritmi serrati non solo nei consumi, ma anche nella produzione.
Basti pensare ai micro birrifici; sono aumentati del 400% in dieci anni, passando dai 132 attivi nel 2005 ai 670 del 2015. A monitorare questo trend in continua ascesa è lo studio “Prospettive economiche della birra artigianale. Una rivoluzione nell’industria brassicola globale” di Christian Garavaglia, docente di economia presso l’Università di Milano Bicocca e affiliato al centro di ricerca Icrios della Bocconi, e Johan Swinne, direttore del Licos Centre for Institutions and Economic Performance dell’Università di Lovanio (Belgio).
Italia, dopo Stati Uniti, Spagna e Regno Unito, è il Paese che nel periodo 2010-2015 ha riscontrato la crescita annuale maggiore nel numero complessivo dei birrifici (+71% in media), superando Paesi di ben più radicata vocazione brassicola come il Belgio o la Germania. Considerando il decennio 2005-2015, la crescita annua è stata del +53% in media (8% in Belgio, 11% in Germania).
Il boom da noi è dovuto «al cambiamento negli stili dei consumi, alla nascita di una domanda più sofisticata per i prodotti agroalimentari e alla crescente interconnessione dei mercati», sottolinea Garavaglia.
I consumatori hanno contribuito a plasmare il mercato grazie anche alla pratica dell’homebrewing e alla propensione al consumo di prossimità, presso produttori locali. Considerando il complesso dei birrifici italiani, dallo studio emerge un incremento costante della loro diffusione in relazione alla popolazione: dai 0,4 birrifici per milione di abitanti registrati nel 1990, si è passati agli 1,3 del 2000, ai 5,5 del 2010 fino agli 11,2 del 2015.