La mano della malavita organizzata si allunga sempre di più sui campi. Il quarto rapporto sulle Agromafie (realizzato da Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare) stima un business di 16 miliardi realizzato dalle attività illecite.

I metodi utilizzati dalle agromafie per far soldi illecitamente, come si evince dal dossier, sono noti: usura, racket, danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni, intimidazioni, marchi o prodotti imposti con minacce e violenze, furti di attrezzature e mezzi agricoli.

Molto pericoloso il risvolto sul piano della sicurezza dei prodotti. Perché l’economia parallela si alimenta anche grazie alla contraffazione dei marchi, macellazioni clandestine, abusivismo edilizio: metodi che mettono a rischio la salute dei consumatori. Il paradosso è che complice la burocrazia e il lungo processo di sequestro e destinazione dei beni di provenienza mafiosa, su tutto il territorio nazionale ci sono 26.200 terreni nelle mani di soggetti condannati in via definitiva.

Secondo l’analisi della Direzione Investigativa Antimafia, uno degli aspetti distorsivi delle infiltrazioni della malavita è, per esempio, la lievitazione dei prezzi della frutta e verdura (non sempre riconducibile a monopoli) fino a quattro volte nella filiera ma soprattutto la penalizzazione dell’imprenditoria agricola onesta e i rischi per il mancato rispetto dei requisiti di sicurezza e qualità dei prodotti.

Il Rapporto Agromafie mette comunque in evidenza come i nostri cibi sono riconosciuti come i più sicuri al mondo, perché puntualmente controllati da autorità diverse e indipendenti: Forze dell’ordine, Ispettorato centrale della tutela della qualità, Dia, Magistratura, gli stessi ministeri dell’Agricoltura, della Salute e della Giustizia, fino all’Agenzia delle Dogane che ispeziona scrupolosamente i prodotti alimentari di origine straniera.

In base al Rapporto Agromafie, le forze dell’ordine hanno effettuato nel 2015 circa 100mila controlli, il valore totale dei sequestri è stato di 436 milioni di euro: in cima alla lista dei settori più colpiti ci sono la ristorazione, con il 24 per cento del totale, seguito per il 18 per cento da carne e salumi, l’11 per cento da farine, pane e pasta. E da altri alimenti come vino, latte e formaggi, olio di oliva. Il capitolo frodi è purtroppo sempre ben nutrito.

Esemplare l’attività di controllo dei Nas (Carabinieri dei Nuclei Anti Sofisticazione). Nel solo 2015 i militari hanno effettuato 38.786 ispezioni, da cui sono emerse non conformità in un caso su tre (32 per cento). I controlli hanno portato alla chiusura di 1.035 strutture operanti nel sistema agroalimentare con il sequestro di 25,2 milioni di prodotti alimentari adulterati, contraffatti, senza le adeguate garanzie qualitative o sanitarie o carenze nell’etichettatura e nella rintracciabilità.