Biologico di scena all’Expo. Una giornata “ad hoc” per fare il punto sulla crescente attenzione che i consumatori prestano alle produzioni organiche è stata organizzata nei giorni scorsi alla kermesse meneghina.

E’ emerso un dato confortante: l’opzione verso il bio non è spinta solo dalla qualità o dalla salubrità dei prodotti, ma da un’adesione culturale del consumatore che individua nel biologico un mezzo per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia ambientale; quella che si va configurando una vera e propria alleanza tra produttore e consumatore nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile.

I consumatori sono disposti a pagare fino al 15% in più un prodotto biologico; salute e naturalità sono i principali motivi di acquisto, ma a seguire c’è la parola rispetto. Infatti la prima peculiarità che viene riconosciuta al prodotto biologico è di essere “non industrializzato”, il che significa che il consumo di biologico è percepito come portatore di un diverso modello di sviluppo.

Vi è poi un aspetto fiduciario che lega oltre un quarto dei consumatori al produttore. Ciò spiega il concetto di alleanza tra chi produce e chi consuma. Un’alleanza che ha spinto l’Italia a conquistare la leadership europea sia per quanto riguarda le superfici coltivate a biologico sia per il numero d’imprese e di addetti.

L’Italia ha attualmente in conduzione biologica circa un milione e 320 mila ettari (con un incremento del 12,8% nel 2014 sul 2013) con Sicilia e Calabria che si confermano le regioni capofila seguite da Puglia, Emilia Romagna e Toscana. Il totale degli operatori sfiora le 53 mila unità. Ma è sul fronte dei consumi che il biologico si rivela un fattore anticiclico; il biologico ha fatto segnare un’impennata del 17,3 per cento nell’ultimo anno.

Tra i prodotti più consumati le uova (9,2% dei prodotti bio acquistati) seguiti dai sostituti del pane (8%), latte (7,3%), frutta e verdura (6,%), carni (4%). Complessivamente il settore bio in Italia vale 3 miliardi di euro.

“Questi risultati – ha commentato il presidente di Anabio, Marchini – confermano come per le produzioni biologiche ci sia da una parte uno spazio di mercato sempre più rilevante, ma dall’atro che il consumatore avverte ormai chiaramente come il valore aggiunto della sostenibilità sia decisivo. Per questo ci battiamo perché vi sia una sempre maggiore attenzione al biologico non solo come pratica colturale, ma come modello di sviluppo. Senza una tutela e una valorizzazione della biodiversità, non c’è l’opportunità di dispiegare totalmente il valore delle coltivazioni e delle produzioni biologiche”.

Sostenuto dall’alleanza di valori che nel perimetro del biologico si è venuta spontaneamente determinando tra chi produce e chi consuma.