La fusione dei ghiacci dell’Artico destinata ad essere sarà più rapida del previsto
Giungono pessime notizie relative alla temperatura del globo. Il dato medio globale è cresciuto di 0,2 gradi centigradi in un solo decennio. E l’Artico potrebbe fondere totalmente già nel 2030.
Il riscaldamento globale è dunque più rapido del previsto e le conseguenze per l’oceano Artico saranno presto ai limiti dell’incredibile. Sono due notizie delle ultime ore. La prima indica che l’aumento della temperatura media globale, sulla superficie delle terre emerse e degli oceani, ha raggiunto un ritmo da record.
Temperatura media +1,26 gradi centigradi nel 2022
Secondo una cinquantina di ricercatori, che hanno pubblicato sulla rivista scientifica Earth System Science Data, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2022, il riscaldamento globale provocato dalle attività dell’uomo è stato superiore a 0,2 gradi centigradi. Un’analisi di particolare rilevanza, innanzitutto poiché il metodo utilizzato è lo stesso scelto dall’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. In secondo luogo, poiché dagli anni Cinquanta l’aumento della temperatura era stato finora calcolato in 0,17 gradi. Una differenza che può sembrare da poco ma che, invece, conta moltissimo per gli equilibri climatici. Anche considerando che, precisa lo studio, se tra il 2013 e il 2022 l’aumento complessivo della temperatura media, rispetto ai livelli pre-industriali, è stato di 1,14 gradi centigradi, nel 2022 si è balzati a 1,26 gradi.
Artico quasi completamente fuso già a partire dal 2030
Ciò indica che la soglia considerata “critica”, pari a 1,5 gradi, potrebbe essere raggiunta o superata già nel corso dei prossimi dieci anni. Secondo la paleoclimatologa francese Valérie Masson-Delmotte, “si tratta di un duro monito che ricorda la realtà dei fatti e l’urgenza di ridurre le emissioni mondiali di CO2 e di metano, per permettere di limitare il riscaldamento globale e l’intensificarsi dei rischi che ne discendono”.
Tra i quali c’è la fusione dei ghiacci polari. È questa la seconda, allarmante notizia giunta dagli scienziati: l’Artico potrebbe, durante le estati, risultare quasi completamente sciolto già a partire dal 2030 (meno di un milione di chilometri quadrati di superficie, rispetto agli attuali 14 milioni). Una rivoluzione inimmaginabile solo fino a pochi anni fa. L’analisi è stata curata in questo caso da un gruppo di scienziati coreani, canadesi e tedeschi, che hanno osservato i dati del periodo 1979-2019 per effettuare nuove e più accurate simulazioni. “I nostri risultati indicano che il primo mese di settembre privo di ghiacci nella regione artica verrà registrato tra il 2030 e il 2050, a seconda dei diversi scenari presi in considerazione”.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, indica dunque che il fenomeno si manifesterà prima della metà del secolo. Anche prendendo in considerazione l’ipotesi “low emissions”, ovvero di un calo consistente e immediato delle emissioni di gas ad effetto serra.