I dati certificano un’inversione di tendenza dopo il boom del 2017, anche se cresce l’offerta anche a livello di catering
Nessuno se lo attendeva però registriamo un’inversione di tendenza: nel 2023 in Italia calano i vegetariani e, per la prima volta, i dati Eurispes indicano una fase di stallo, con un lieve calo rispetto alla rilevazione dell’anno precedente.
A fine maggio il 93,4% degli intervistati ha affermato di non essere affatto vegetariano: lo è invece il 4,2% del campione (erano il 5,4% nel 2022, con una media dei precedenti nove anni pari al 5,9%), mentre sono il 2,4% a dichiararsi vegani. Quest’ultimo dato è il più altalenante: i vegani erano lo 0,6% nel 2014, anno della prima rilevazione, arrivando a toccare un picco del 3% nel 2017, fino a scendere all’1,3% lo scorso anno e a risalire di nuovo nell’ultimo tracciato di Eurispes. Assistiamo dunque, ad una sorta di polarizzazione, che sposta i vegetariani o verso una dieta più intransigente senza derivati animali o, all’opposto, a mollare la presa per concedersi qualche piatto di carne a tavola (curiosità nella curiosità: gli uomini sono quelli che, in maggioranza, abbandonano il veganesimo dopo averlo abbracciato come stile alimentare per un periodo più o meno lungo).
Veganesimo, l’andamento nel nostro Paese
Il picco di adesioni allo stile alimentare vegano in Italia, secondo Eurispes, si è avuto nel 2017, quando era stato totalizzato il 3% della popolazione: ancor oggi, la scelta vegana coinvolge soprattutto i giovani e scende drasticamente con il salire dell’età. Altri dati del rapporto fotografano gli esiti della congiuntura in rapporto a cibo e viaggi: il 60,5% degli italiani rinuncia più spesso ai pasti fuori casa, mentre il 58,6% ha ridotto le spese per viaggi e vacanze e il 57,2% quelle per il tempo libero. Ancora, il 61% del campione ha sostituito le uscite serali in pizzeria o al ristorante con le cene a casa con gli amici: non sempre, però, si tratta di una scelta dettata da necessità economiche, se è vero che – cita ancora il rapporto – una gran fetta della popolazione utilizza ormai il delivery in modo stabile: Ordinare la cena o altri pasti a domicilio è infatti ormai un’abitudine diffusa che coinvolge il 55,5% degli italiani, con una crescita-record del +10,9% rispetto al 2022.
La proposta della ristorazione
Lo stesso sondaggio rilancia e avverte la forte contrarietà degli italiani a carne sintetica e farine di insetti, con percentuali non troppo dissimili: il 73,6% dice no alla bistecca in provetta, il 76,7% ai prodotti che contengono derivati dalla lavorazione degli insetti.
Le tendenze hanno un contraltare sul fronte delivery: Cosaporto.it evidenzia «una certa stabilità sulle richieste vegano/vegetariano/healthy: mentre dal 2020 è stato un trend in continua crescita, ad oggi le ricerche delle parole vegetariano/vegano/healthy sul sito sono già calate del circa 6% rispetto al 2022. Dall’altra parte, però abbiamo notato un’inversione di tendenza sul segmento B2B: sono cresciute quindi le richieste di servizio food in azienda, come catering o colazioni di lavoro che richiedono un’integrazione o una completezza di offerta vegana/vegetariana».
Insomma, segmento vegano sì, ma non a senso unico e come alternativa a un’offerta onnivora. Su questo fronte sembra muoversi anche la ristorazione, dove l’ormai archiviato exploit di ristoranti “all veg” lascia ormai spazio a forme più inclusive, dove proposte vegane e vegetariane si alternano in un menu tradizionale, che ricomprende carne e derivati animali. La tendenza è quella di offrire percorsi dedicati, oltre ovviamente alla “regola non scritta” ma, di fatto, acclarata, di inserire almeno una referenza vegetariana in ogni sezione del menu.