Un anno fa il paese mediorientale era fra i primi acquirenti al mondo insieme a Libano, Svizzera, Stati Uniti e Turchia.

Adesso – spiega un’analisi su dati Ente Risi – l’export verso Damasco ha registrato un crollo dell’87,5% passando da oltre 8 mila e meno di mille tonnellate dalla fine del 2011 a oggi.

La guerra civile in corso da una parte rende complicate le transazioni commerciali, con problemi assicurativi e di pagamento della merce, dall’altra sta favorendo il ritorno della concorrenza egiziana e russa, con una perdita stimata in oltre 2 milioni di euro per il riso italiano, la cui produzione e’ concentrata in particolare fra Pavia, Lodi, Milano in Lombardia e fra Vercelli, Alessandria e Novara in Piemonte.

Le esportazioni italiane di riso, che sfiorano le 47 mila tonnellate, hanno registrato un calo globale del 3%. I maggiori importatori, dopo il tracollo della Siria, sono diventati la Turchia (che ha piu’ che raddoppiato passano da 6 mila a oltre 14 mila tonnellate), la Svizzera, gli Stati Uniti, le aree della ex Jugoslavia e il Libano, che pero’ e’ sceso sotto la soglia delle 6 mila tonnellate.

Molto apprezzata, in particolare in Turchia, la varieta’ Baldo che fa parte della famiglia dei Lunghi A, la stessa di Carnaroli, Arborio, Roma e Sant’Andrea. Nel totale dell’export di riso dall’Unione Europea, per oltre 70 mila tonnellate, le produzioni italiane rappresentano il 66% ed e’ chiaro che e’ sul nostro Paese che pesano di piu’ eventuali rallentamenti negli scambi con l’estero. Intanto il calo delle quotazioni di riferimento alle quali l’industria acquista il riso dagli agricoltori, sta portando a un taglio delle superfici, che in Lombardia saranno di oltre il 10 per cento e in particolare a Pavia si scendera’ a circa 87 mila ettari, con riduzioni significative a livello nazionale proprio per i Lunghi A (- 24 per cento) e per i Medi (- 11,6%).