Il ministro ha firmato il decreto. Si tratta di uno strumento innovativo.ù

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto, a firma del ministro Lollobrigida, attraverso il quale viene istituita la Rete nazionale dei boschi vetusti. “L’Italia è la prima nazione in Europa a dare il via alla rete – recita una nota ufficiale del Masaf -. Si tratta di un innovativo strumento per la valorizzazione della biodiversità degli ecosistemi forestali, previsto dal Testo Unico delle foreste, e che ha ottenuto il via libera dal Tavolo di concertazione permanente del settore forestale“. 

Boschi vetusti, definizione

Ma cosa sono i boschi vetusti? Costituiscono importantissimi scrigni di biodiversità e sono di fondamentale importanza per lo studio delle dinamiche naturali che caratterizzano i boschi e, quindi, anche per lo studio della sostenibilità della gestione forestale, elemento che deve essere trainante per la valorizzazione delle aree interne. 

In Italia sono stati censiti 166 boschi vetusti, per una superficie complessiva di oltre 4.000 ettari. Quali caratteristiche debbono avere? Devono essere estesi almeno 10 ettari, non utilizzati dall’uomo da oltre 60 anni e presentare tutti gli stadi di evoluzione naturale degli alberi: dalle piantine giovani agli alberi adulti, dagli alberi morti in piedi a quelli atterrati, con una profonda lettiera e ampi spazi arbustivi ed erbacei.

Tutti i boschi vetusti riconosciuti e identificati come tali dalle singole Regioni saranno inseriti nella Rete nazionale, alla cui gestione, monitoraggio e aggiornamento provvederà la Direzione generale delle foreste del Masaf, sul modello operativo già adottato con successo per la tutela degli alberi monumentali d’Italia.

Boschi, l’evoluzione nella gestione

Le foreste vetuste d’Italia, iscritte nella Rete nazionale, saranno georeferenziate sul sito web del Masaf e mappate nella futura Carta forestale d’Italia, in corso di realizzazione da parte della Direzione foreste, del Crea e dell’Università di Firenze.

Nella rete nazionale dei boschi vetusti saranno inserite, in una sezione a parte, anche le 13 faggete vetuste primordiali riconosciute dall’Unesco come Patrimonio mondiale dell’umanità, per un’ulteriore superficie complessiva di 2.150 ettari.