The Coca-Cola Foundation investe negli agrumi e in Sicilia.

L’associazione no profit della multinazionale di Atlanta, infatti, finanzierà un progetto del Distretto Agrumi di Sicilia di ricerca industriale sul pastazzo, lo scarto della lavorazione degli agrumi che, trasformato in biomassa, verrà destinato alla produzione di energia.

A darne notizia è Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia al quale nei mesi scorsi The Coca-Cola Italia aveva rivolto un invito a presentare una proposta di valorizzazione delle produzioni agrumicole siciliane. Si tratta di un progetto-pilota per la produzione di energia dalla biomassa del pastazzo degli agrumi che coinvolge la Cooperativa Empedocle, società impegnata nella produzione di energie alternative e l’Università di Catania (Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari e Ambientali, Di.Ge.Sa.).

Quest’ultima, sottoscrittrice del Patto di Sviluppo siglato fra enti e aziende della filiera agrumicola, è stata indicata dalla Fondazione come l’ente no-profit che, insieme al Distretto, gestirà il finanziamento. Si comincia dal mese di gennaio 2014, quando una delegazione della The Coca-Cola Italia andrà a Catania per perfezionare gli aspetti operativi e logistici del progetto la cui durata è di due anni. Verrà realizzato un impianto-pilota, una piattaforma tecnologica per avviare una filiera agroenergetica del comparto agroindustriale.

“Una magnifica opportunità – sottolinea la Argentati – sia per l’economia della filiera che per l’ambiente e il territorio visto che il pastazzo, ovvero il 60% del quantitativo di agrumi destinati alla produzione di succo, è stato sinora un rifiuto il cui corretto smaltimento ha rappresentato un costo con problemi non indifferenti per le aziende. Proprio per questo il suo riutilizzo è stato da sempre una delle nostre priorità alla quale lavoravamo da qualche anno. Grande evidenza internazionale, poi, per il Distretto Agrumi di Sicilia, strategica aggregazione di filiera individuata da The Coca-Cola Foundation come l’interlocutore ideale per un progetto innovativo che investe nel territorio siciliano. All’orizzonte è un ricco ventaglio di opportunità sia per le aziende esistenti che per l’indotto generato dalla nuova filiera agro-energetica, senza contare le buone pratiche agricole che, oltre a diminuire l’impatto sull’ambiente della trasformazione degli agrumi in succhi, rafforzeranno un’agricoltura rispettosa della natura”.

Infine, proprio il reimpiego sostenibile degli scarti della lavorazione degli agrumi è stato inserito nella Legge di Stabilità 2014 autorizzando il MISE (Ministero Sviluppo Economico) alla spesa di 2mln di euro per progetti di ricerca e sviluppo nel settore agro-industriale della Sicilia Orientale.

Il pastazzo La produzione industriale di succo di agrumi lascia un residuo umido, il “pastazzo”, che rappresenta il 60% del quantitativo trattato. Si tratta di un rifiuto che sinora, smaltito con costi elevati e imprevedibili, anziché essere considerato una risorsa, come componente nella produzione di biogas, è stato un “collo di bottiglia” per la filiera agrumicola. Attualmente, infatti, il pastazzo viene utilizzato come fertilizzante in agricoltura e, in minime quantità, come mangime per animali, additivo per alimentazione umana o compost (con un lentissimo processo di trasformazione).

Ma nessuna di queste soluzioni è stata sinora in grado di assorbire l’ingente quantitativo prodotto in Sicilia cosicché le aziende, impossibilitate ad affrontare costi elevati di smaltimento, in alcuni casi hanno commesso illeciti che, oltre a provocare danni ambientali, hanno avuto conseguenze civili e penali per gli amministratori. Di recente il pastazzo è stato individuato come componente nella produzione di biogas, avviando un processo virtuoso di recupero degli scarti che, oltre a generare un ritorno economico, contribuisce a generare energia elettrica e termica rinnovabile.

Al momento non esiste in Italia un’esperienza industriale consolidata perché quello del pastazzo è un problema della agroindustria meridionale (Sicilia e Calabria in particolare) dove il biogas muove i primi passi. Due gli impianti attualmente operativi che producono biogas, uno in Calabria di 2 MW, in attività da due anni, uno in Sicilia di 1 MW, entrato in attività da pochi mesi.