ROMA – Il turismo in caravan è una forma di vacanza scelta da sempre più persone in tutto il mondo. Il nostro Paese, leader in Europa, registra quasi un milione di camperisti, con circa 250mila veicoli “ricreazionali” immatricolati. Inoltre ogni anno oltre il 2% dei turisti giunge nel nostro Paese con un caravan. In testa tedeschi e austriaci.

A livello europeo sono oltre tre milioni i turisti che optano per questa forma di vacanza. I cultori del “plein air” manifestano una vera e propria filosofia di vita all’insegna della libertà. La Rete abbonda di decaloghi a favore della vacanza in camper. Su Facebook sono tanti i gruppi di camperisti che esaltano la propria predilezione. Tra i motivi della preferenza verso il mezzo “ricreazionale” primeggia proprio l’autonomia dell’opzione, cioè la possibilità di scegliere in assoluta libertà dove andare. Partendo a qualsiasi ora, a volte senza una meta precisa, decidendo di volta in volta, conoscendo persone sempre pronte a condividere una chiacchiera o un caffè. A seguire, viene inserito il contatto diretto con la natura, senza intermediari.

Non mancano le indicazioni sui bambini: il camper viene unanimemente indicato come il mezzo più “indolore” per le piccole pesti. Sono queste motivazioni a spiegare perché in Italia il settore del turismo itinerante “vale” oltre sei miliardi di euro all’anno. Cui si aggiungono 775 milioni di euro stimati per gli acquisti che fanno parte dell’indotto. Un segmento di mercato importante sia per le economie locali sia per le amministrazioni. Con il valore aggiunto che questa forma di turismo è tra le più costanti: i camperisti viaggiano durante tutto l’arco dell’anno, con una media di quindici viaggi nei dodici mesi. E non solo nei periodi canonici di “alta stagione”. Motivi economici e logistici spingono, quindi, ad utilizzare sempre più spesso un camper. Il cui costo medio di acquisto rimane competitivo, aggirandosi sui 40mila euro. Per un buon usato si spende naturalmente meno. Per il noleggio la spesa viaggia sui 200 euro al giorno. Tra l’altro, il settore ha un comparto industriale italiano dell’autocaravan apprezzato in tutto il mondo e che, nonostante la crisi, continua a detenere quote di mercato di tutto rispetto: il distretto esprime 700 milioni di fatturato e occupa oltre cinquemila addetti, soddisfacendo il 70% della domanda nazionale di autocaravan e circa un quarto di quella europea.

La vitalità del comparto è testimoniata anche dal numero delle manifestazioni fieristiche di settore: alle kermesse internazionali più celebri, quali il “Caravan Salon” di Dusseldorf e“Le Salon des Vehicules de Loisirs” di Parigi si affiancano numerose esposizioni italiane di pregio, tra cui i saloni di Carrara, Parma, Silvi Marina e Napoli. Particolarmente interessante l’analisi delle mete: per la vacanza in camper ci si orienta in modo crescente verso le zone agricole, in particolare di Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte, che primeggiano anche per aree di sosta. Crescita sostenuta anche in Umbria e nelle Marche. Scelte in linea con un recente sondaggio da cui risulta che il 74% degli italiani è attratto dal senso di novità di questo tipo di vacanza ed il 62% che la utilizza per evadere dai ritmi troppo frenetici. “Rifugiandosi”, il più delle volte, nella quiete della campagna. Un esempio in tal senso viene della recente kermesse “Terre di Siena Plein Air”, iniziativa svoltasi lo scorso autunno nel territorio senese, costellata da eventi e iniziative su misura per il turismo itinerante. Se la provincia di Siena, una delle più dinamiche e internazionali sul fronte del turismo, apre al plein air, non può essere un fatto casuale. Analoga iniziativa ha interessato il Cilento l’estate scorsa. Da anni anche l’Emilia-Romagna riserva un’attenzione particolare al settore, con un proprio ufficio pubblico riservato a questo segmento di mercato. Iniziative simili si moltiplicano in tutta Italia. “La formula dell’abitar viaggiando si configura in una veste peculiare nelle aie intorno alle fattorie, nei panorami dei vigneti e degli uliveti, negli eventi della tradizione, nelle tavole imbandite con i prodotti della terra e i cibi nati dalla sapienza contadina – spiega Raffaele Jannucci, direttore della rivista “Plein Air”, leader assoluta di settore con oltre 90mila copie di diffusione (e 100mila adesione al collegato Club del PleinAir). “Il mondo rurale è sinonimo di un’accoglienza semplice ma ricca di calore umano, di atmosfere e sapori genuini: una vacanza diversa, al di fuori delle ridondanti scenografie del turismo di massa. Tale quadro ben si sposa con le attese di chi compie questa scelta di vacanza: scandire la giornata guardandosi intorno, inquadrando il panorama, osservando i coltivi, soffermandosi presso un albero o una pianta. Mettersi in cammino lungo i sentieri, in sella alla bici fuori dal traffico, provare l’emozione di una gita a cavallo. A sera i profumi della cucina preannunciano allegre tavolate: ecco i canti contadini, musica viva che viene dal cuore – sottolinea Jannucci. In tali atmosfere si colloca il significato di “AgriPleinAir”, guida realizzata a misura dei turisti e degli escursionisti che, prediligendo gli strumenti della vacanza “en plein air” – ovvero il camper, la caravan, la tenda – si orientano verso i magici riti della ruralità. La pubblicazione, giunta alla settima edizione, è distribuita in 90mila copie insieme al numero di aprile di “PleinAir”. Contiene i riferimenti delle aziende agricole e agrituristiche dotate di strutture per l’accoglienza in spazi aperti, quali l’agricampeggio o l’area di sosta, o che offrono al camperista la possibilità di parcheggiare il proprio veicolo per 24 ore se acquista prodotti o usufruisce del punto ristoro. Attualmente le strutture segnalate sono 483, il doppio di cinque anni fa, segno della crescita dell’attenzione del settore verso il mondo rurale. Il quadro di crescente attenzione al paesaggio e alla ruralità combacia con le tendenze più generali del turismo nel nostro Paese. Comparto, non va dimenticato, basilare per la nostra economia.

Il settore turistico assorbe il 5% della forza lavoro dipendente. Annovera 925mila impiegati a tempo pieno (61%) e parziale (39%), con una crescita di circa 70mila l’anno tra il 2006 e il 2008. Numeri da triplicare considerando l’indotto. Dove la prevalenza di donne (che rappresentano circa il 60% del totale) è netta. E dove pubblici esercizi (640mila dipendenti) e ricettività (241mila) fanno la parte del leone rispetto a intermediazione (36mila) e termale (9mila). Ebbene, dopo una leggera frenata negli anni scorsi (conseguente ad una crescita costante in un decennio), il fenomeno degli agriturismi e delle vacanze “verdi” ha ripreso a macinare. Indicativo il dato delle strutture ricettive del settore, passate da 17.720 nel 2008 a 19.019 nel 2009, con primato toscano (4.046 nel 2009 rispetto a 3.977 dell’anno precedente). A seguire Trentino-Alto Adige, Lombardia e la sorprendente Umbria. In linea, tanto per il “plein air” quanto per le vacanze ordinarie, la crescita dell’Italia come meta della vacanza rispetto all’estero, nonché la scelta crescente dei periodi fuori stagione, compresi luglio e settembre rispetto ad agosto. Certo, la medaglia del plein air ha anche un suo rovescio. Gli aspetti meno esaltanti sono legati principalmente alla circolazione e alla sosta. Le limitazioni e i divieti emessi dalle amministrazioni comunali e le tariffe esagerate sono realtà quotidiane di cui si lamentano molti camperisti.

Molte le insoddisfazioni legate alle aree di sosta in Italia: innanzitutto il numero ancora insufficiente, ma anche la loro ubicazione in luoghi molto periferici, una qualità non sempre impeccabile delle strutture (specie per quanto riguarda la segnaletica e i servizi igienici). Situazioni frutto spesso di pregiudizi o ritardi culturali o della necessità di “far cassa” da parte di enti locali. Aspetti che finiscono per arrecare gravi danni d’immagine a questa forma di vacanza. Nonostante tutto, però, l’universo del “plein air” continua a crescere. Fenomeno che amministratori e operatori del settore non possono quindi trascurare.