ROMA – “Quella di Alessandro Zardetto è un’esplorazione nel labirinto dell’Italia che fa acqua, un viaggio nei misteri delle fonti, nella giungla delle bollette, nei patti e nei ricatti delle lobbies, negli interessi trasversali, negli scontri non solo fra i partiti ma dentro gli stessi partiti”.
Così Attilio Bolzoni presenta “H2Oro. Le mani di pochi sul bene di tutti” (192 pagine, 12,50 euro), il libro inchiesta di Alessandro Zardetto sugli interessi intorno al prezioso liquido. Sessanta miliardi di euro. A tanto ammontano gli investimenti per i prossimi trent’anni. L’oro blu in Italia rappresenta uno dei piatti più ghiotti che la politica ha servito sul tavolo dei privati. Malgrado la fortissima pressione dell’opinione pubblica e gli appelli lanciati da più parti, con la legge di riforma dei servizi pubblici, la numero 166 del novembre 2009, meglio conosciuta come “legge Ronchi”, l’acqua diventa definitivamente una merce. Una privatizzazione celata sotto le mentite spoglie della liberalizzazione del settore idrico che porterà, secondo gli esperti, ricchezza nelle tasche di pochi e rincari in bolletta compresi tra il 30% e il 40% per tutti i consumatori.
In assoluta controtendenza rispetto al quadro generale dell’Europa e del mondo in cui molti Paesi, tra cui la Francia e molti Stati del Sudamerica, hanno scelto di tornare alla gestione pubblica dopo anni di disastrosa amministrazione privata del servizio idrico. Un’inchiesta che ricostruisce le tappe della messa in vendita dell’acqua pubblica, dalla legge Galli del 1994 e la nascita del “servizio idrico integrato” all’ultima legge fortemente voluta dal governo Berlusconi. Ma anche un viaggio attraverso le regioni italiane che più soffrono la logica del profitto, per scoprire chi realmente goda della mercificazione del bene. Da, Arezzo dove l’acqua è privata dal 1999 e dove gli utenti pagano 400 euro l’anno a fronte dei 268 della media italiana, ad Agrigento, in cui una famiglia per il servizio arriva a spendere anche 20mila euro in un solo anno.
Alessandro Zardetto, romano, classe 1979, è giornalista professionista, avendo frequentato la scuola di giornalismo di Sassari. Ha collaborato con diversi quotidiani ed emittenti televisive. Con Castelvecchi, in collaborazione con Sabrina Pisu, ha pubblicato l’inchiesta “L’Aquila 2010. Il miracolo che non c’è”.