La Francia ha attivato il Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.0984) avvisando le autorità sanitarie di diversi Paesi europei circa la presenza di Listeria monocytogenes in gorgonzola prodotto in Italia e commercializzato anche in Francia.
La Listeria monocytogenes è un batterio che può dare origine a disturbi gastro-intestinali e in alcuni soggetti a rischio può sfociare in malattie sistemiche più gravi come la meningite. Appertenente alla classe dei Bacilli, esistono sei specie del genere Listeria (L. grayi, L. innocua, L. ivanovi, L. monocytogenes, L. seeligeri e L. welshimeri). A livello di variabilità esistono diversi sierotipi di cui i più comuni, nell’infezione che riguarda gli esseri umani, sono: I/2a, I/2b e 4b. A livello ecologico-ambientale, si tratta di un batterio che trova come suoi habitat preferiti il suolo, l’acqua, il fango, il foraggio normale e quello fermentato, ovvero quello insilato.
A tale proposito si è notato che l’utilizzo di questo foraggio direttamente nell’alimentazione animale, aumenterebbe l’incidenza della listeriosi negli animali. Gli animali che possono essere colpiti dalla Listeria monocytogenes non sono solo gli animali da allevamento ma anche quelli domestici e selvatici, dai mammiferi più comuni agli uccelli includendo anche delle specie di pesci e molluschi e ovviamente l’uomo. La Listeria si può riscontrare nelle feci di circa il 10% della popolazione animale e umana, ciò è anche legato al fatto che questo batterio riesce a sopravvivere molto bene, pur non essendo un batterio sporigeno, sia al freddo, al caldo, e all’essiccamento, riesce infatti a svilupparsi anche in condizioni di temperatura inferiore ai 3°C.
I batteri riescono dunque anche a sopravvivere in ambienti industriali, come le industrie alimentari, dove la contaminazione può rappresentare un vero problema. In seguito al contatto con la Listeria monocytogenes si può manifestare un quadro sintomatologico caratterizzato, ad esempio, da meningoencefalite e/o setticemia sia nei neonati sia negli adulti; infezioni intrauterine o cervicali che possono causare aborto.
Nelle donne incinte l’infezione non si manifesta nella mamma, che resta in una situazione asintomatica, ma è particolarmente pericolosa per il feto al quale viene trasmessa l’infezione, ciò che può causare la morte fetale, o bambini che al momento della nascita presentano setticemia o meningite. L’aborto si può verificare nella seconda metà della gravidanza stessa, cioè dal momento in cui la madre ha contratto l’infezione nell’ultimo trimestre.
Si cura con antibiotici, soprattutto ampicillina o penicillina. La trasmissione avviene attraverso il canale alimentare, in modo preferenziale. Questa è la modalità più semplice per il batterio di entrare nell’organismo umano e insediarsi. Tramite la contaminazione primaria (quando l’alimento si è contaminato a livello agricolo) oppure per contatto durante la lavorazione (questo accade quando gli impianti sono contaminati).