Tra il 6 e il 9 giugno 2024, decine di milioni di europei sono chiamati a plasmare il futuro della democrazia europea, in un’ottica mondiale

Da domani, in tutto il continente, inizieranno le operazioni di voto per rinnovare i 705 europarlamentari. Di questi, 76 saranno i rappresentanti degli italiani. Il timore di tutti sta nel fatto che il primo partito potrebbe essere, ancora una volta, quello degli astenuti, quelli che a votare non ci vanno. Una forza che nel nostro Paese può valere oltre il 40% degli aventi diritto al voto.

Il rischio astensionismo

Eppure, l’appuntamento è unico; è il momento in cui tutti possiamo decidere collettivamente sul futuro dell’Unione europea. Votare è anche semplice, si va con il metodo proporzionale puro, quindi viene premiato il voto d’appartenenza.

È facile dimenticare quante persone sono interessate dall’esito delle elezioni europee. La legislazione dell’UE affronta la maggior parte delle priorità delle persone: l’ambiente, la sicurezza, la migrazione, le politiche sociali, i diritti dei consumatori, l’economia, lo Stato di diritto e molte altre ancora. Oggi ogni tema di spicco a livello nazionale presenta anche una prospettiva europea.

Il Parlamento europeo adotta leggi che riguardano tutti: grandi paesi e piccole comunità, società potenti e giovani start-up, la sfera globale e quella locale. Parliamo di cibo, agricoltura, pesca, turismo, imballaggi, solo per citare alcune delle competenze riservate alle istituzioni continentali.

Prospettive e democrazia

Il voto deciderà quali deputati al Parlamento europeo rappresenteranno gli italiani nell’elaborazione delle nuove leggi e influenzeranno l’elezione della prossima Commissione europea. Decisioni che plasmeranno la nostra vita quotidiana e quella di molti altri.

Un grande afflato collettivo in un mondo sempre più complesso, instabile e interconnesso. L’Unione europea si occupa di sfide globali che nessun paese dell’UE può affrontare con successo da solo, affrontarle non è un compito semplice, e votare è il modo in cui si può influire sulla direzione da seguire. Ci vuole legittimazione, ci vuole un mandato pieno. L’ingegneria costituzionale europea non è esente da guasti e contraddizioni. Alcune riforme sono indispensabili, come quella sui meccanismi decisionali perché ormai approvare provvedimenti all’unanimità è impensabile. Le politiche migratorie sono da migliorare ed in generale bisogna fare di più su welfare ed aspetti economici.

Ma per cambiare un sistema occorre starci dentro, essere rappresentati e rappresentativi. La democrazia non dovrebbe mai essere data per scontata. È un traguardo collettivo e una responsabilità collettiva in cui tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere.

La democrazia inizia con le persone: tutti noi diamo inizio al processo votando alle elezioni europee, e le decisioni adottate in quel contesto influiranno sulla nostra vita.

Quante più persone votano, tanto più forte sarà la democrazia.