Li vediamo ormai a tutte le ore e su gran parte dei canali. Sono esperti, intenditori, celebrità o perfetti carneadi. Sono giovani, telegenici ed a volte anche stranieri. Sono i cuochi in tivvù. Improvvisati o professionisti, la scatola parlante sembra aver trovato il format del momento.
Dopo i fagioli nel barattolo ed i reality da spioni, ecco l’ultima moda dell’etere.
E non si tratta di un fenomeno da poco, dato che riescono ad influenzare le abitudini alimentari dei telespettatori e delle loro famiglie, novelli opinion- makers. Il sito ilfattoalimentare.it riporta lo studio della Newcastle University su cento ricette proposte nel Regno Unito da cinque celebri chef. Lo studio aveva l’obiettivo di verificare l’aderenza delle ricette proposte ai dettami dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della nazionale Agenzia per la salute (UK Food Standards Agency- FSA), attuando anche un confronto con la stessa quantità di cibi pronti venduti nei supermercati di Sua Maesta’.
Il risultato è stato sorprendente e netto. I supermercati hanno sconfitto le chef celebrity su tutti i fronti. Il 18% dei cibi venduti tra gli scaffali rispetta i dettami in termini di quantitativi di carboidrati contro appena il 6% di quanto si vede in tivvù. Idem dicasi per la quantità di zuccheri e di fibre. Non solo ma nonostante il supporto dell’audio, le etichette dei cibi funzionano molto meglio, riuscendo a far capire cosa si sta effettivamente mangiando. Segno che tutto il lavoro fatto in sede europea sta funzionando.
Televisione perdente anche nel campo delle calorie, doppie quelle proposte rispetto ai cibi pronti, anche se ambedue le fattispecie deludono. In conclusione, la ricerca suggerisce di pensare meno all’immagine e di più alla qualità di quello che si propone. E forse l’espoertazione dovrebbe valere per tutte le tipologie di programmi televisivi.