Il caldo anomalo e la prolungata assenza di precipitazioni manda la natura in tilt con i ciliegi già in fiore e le fave pronte per essere raccolte. Semine primaverili a forte rischio.

Si tratta degli effetti del campo di alta pressione destinato a durare per giorni con alte temperature senza precipitazioni. Le coltivazioni, ingannate dal clima, sono in anticipo; gli ortaggi sono in maturazione precoce e le piante da frutto iniziano a fiorire fuori stagione, palesando il rischio che il probabile ritorno del freddo potrebbe distruggere i raccolti.

Caldo anomalo e confusione delle piante

E con il caldo si estende l’allarme siccità; dopo un 2022 con il 30% di pioggia in meno rispetto al recente passato, l’assenza (per il momento) nel 2023 di precipitazioni significative con la temperatura a gennaio superiore di 0,96 gradi rispetto alla media, rende il contesto preoccupante. La difficoltà è più evidente al nord, dove lo scorso anno sono cadute il 40% di precipitazioni in meno e la temperatura a gennaio 2023 è risultata di 1,41 gradi superiore alla media. Alla vigilia delle semine il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico. Lo stato di magra del grande fiume è emblematico delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento minimo (dal 39% del lago di Garda al 39% di quello Maggiore, fino ad appena al 21% di quello di Como) ma si registra anche lo scarso potenziale idrico, cioè quello stoccato sotto forma di neve, nell’arco alpino ed appenninico.

Siccità e piante, non tutto va bene

La situazione è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti per la siccità. Quest’anno verranno coltivati, ad esempio, quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari, ai minimi da trenta anni. E preoccupano le semine di mais, necessario per garantire l’alimentazione del bestiame per la produzione del latte dal quale nascono i grandi formaggi, dopo gli sconvolgimenti a seguito della guerra in Ucraina.

Dove stiamo andando?

Insomma, oltre alle tensioni mondiali in corso con i costi produttivi alle stelle, i fenomeni speculativi e l’inflazione galoppante, il nostro Paese deve affrontare anche una difficile situazione ambientale legata alla siccità in corso e agli scombussolamenti che madre Natura è costretta a subire. C’è da chiedersi, davvero, verso quale direzione stiamo andando; parafrasando Paolo Conte, uno che alla terra è davvero legato, “è un mondo adulto, si sbaglia da professionisti”.