Nel 2018, all’interno della Ue, si sono verificati quasi dieci allarmi al giorno sul cibo, allarmi tali da mettere in pericolo la salute dei cittadini e alimentare psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. 

Nel 2018, all’interno della Ue, si sono verificati quasi dieci allarmi al giorno sul cibo, allarmi tali da mettere in pericolo la salute dei cittadini e alimentare psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. Emerge da “EatORIGINal – Unmask your food“, iniziativa promossa a Bruxelles da dieci organizzazioni dei Cittadini per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, sulla base dei dati del Sistema di Allerta Rapido (Rasff) relativi ai primi nove mesi dell’anno. L’iniziativa è autorizzata dalla stessa Commissione con la Decisione (UE) 2018/1304 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 244 del 28 settembre 2018, e gode del sostegno di numerose organizzazioni e sindacati di rappresentanza continentali.

A livello UE sono stati ben 2654 gli allarmi scattati nei primi nove mesi del 2018, il 60% dei quali provocati da prodotti di origine extracomunitaria. Al vertice dell’insicurezza c’è la Turchia, con ben 231 allarmi dei quali ben 39 si riferiscono alle presenza di aflatossine cancerogene nelle nocciole molto usate dall’industria dolciaria, seguita da vicino dalla Cina (230). Tra i maggiori pericoli ci sono la presenza di microrganismi patogeni, le micotossine, i residui di fitofarmaci, la contaminazione da metalli pesanti o la presenza di corpi estranei o non autorizzati.

E le maggiori preoccupazioni  sono dovute alla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio, con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi che spesso ha messo in difficoltà interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro. L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti. Secondo una ricerca di Beuc (l’organizzazione europea dei consumatori) il 70% dei cittadini europei (82% in Italia) vuole conoscere da dove viene il cibo sulle loro tavole, che diventa 90% nei casi di derivati del latte e della carne.

L’etichettatura di origine obbligatoria degli alimenti è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2001 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti passi in avanti sono stati compiuti ma resta l’atteggiamento incerto dell’Unione Europea, che obbliga a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero. Per spingere l’Unione Europea a completare il percorso nasce un fronte europeo per la trasparenza in etichetta con la raccolta di un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’Unione. L’obiettivo è dare la possibilità a livello europeo di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania, Romania e Spagna, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso.

Nello specifico questa proposta d’iniziativa dei cittadini si prefigge di rendere obbligatoria l’indicazione del Paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’UE. La petizione chiede infine di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare.

Il sito per sottoscrivere l’iniziativa è: www.eatoriginal.eu.