Anche in Spagna, primo produttore continentale, la domanda è aumentata enormemente, mentre la produzione è risultata limitata per motivi climatici, ed i prezzi sono schizzati.

L’agrume va forte. Con lo scoppio del coronavirus, è boom di richieste di limoni in Europa e nel resto del mondo: la produzione insufficiente ha fatto quasi raddoppiare i prezzi. A spingere le quotazioni è soprattutto l’incremento della domanda mondiale, che lo premia come disinfettante naturale.

Anche in Spagna, primo produttore continentale, la domanda è aumentata enormemente, mentre la produzione è risultata limitata per motivi climatici, ed i prezzi sono schizzati.

L’Italia è il secondo produttore europeo con una superficie coltivata di poco più di 25.000 ettari, dalla quale si sono ottenuti circa 3,8 milioni di quintali nel 2019, in calo del 14%. La regione maggiormente interessata dalla coltura è la Sicilia, dove si ottiene più dell’87% del raccolto nazionale  segue la Campania e la Basilicata. Una produzione che non è sufficiente a soddisfare i consumi nazionali con 1,2 milioni di quintali di importazioni e 0,48 milioni di quintali di esportazioni nel 2019.

La produzione nazionale di limoni era notevole in passato, ma negli ultimi decenni si è persa oltre la metà della superficie coltivata, a causa soprattutto dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzioni.

I limoni italiani peraltro sono di migliore qualità e, a seconda del tipo, si trovano tutto l’anno: limoni “primofiore” tra la fine di settembre e la fine di novembre, limoni “invernali” tra dicembre ed aprile, limoni “bianchetti” tra aprile e maggio e limoni “verdelli” tra giugno e inizio settembre. Particolarmente rilevante è il gruppo dei limoni con riconoscimento comunitario, sono ben 6 quelli IGP: Costa d’Amalfi, Rocca Imperiale, Siracusa, Sorrento, Femminello del Gargano, Interdonato di Messina.

L’emergenza coronavirus e l’aumento esplosivo della richiesta mondiale si sono fatti  sentire anche in Italia con aumenti delle richieste del 30% in Sicilia. In Campania per i limoni IGP di Amalfi salgono le richieste, ma c’è il 50% di produzione in meno ed il prezzo sulla pianta è quasi raddoppiato e oscilla fra 1,20 e 1,50 euro al chilo contro circa 0,60 dello stesso periodo dello scorso anno, mentre in Calabria nell’alto Jonio a partire dalla piana di Sibari è caccia ai limoni con un aumento delle quotazioni fra il 10 e il 15%.