Vite e olivo una bella competizione. I vitigni autoctoni sono 350, contro le 538 cultivar di olivo italiane censite in una pubblicazione della Fao del 1998.

Il fruttato intenso della Canino viterbese non può essere confuso il caratteristico fruttato della Carolea calabrese. Ognuna delle cinquecento cultivar italiane parla un linguaggio diverso: Maiatica di Ferrandina, Moresca, Tonda Iblea, Ortice, Cellina di Nardò, Frantoio, Moraiolo, Casaliva, Bianchera.

Diversi territori, diversi extra vergini, diverse olivicolture. “Da quando mi sono tuffata in questo mondo – afferma Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio di Trieste, organizzatore di “Olio Capitale” attraverso l’azienda speciale Aries – ho scoperto una ricchezza e una varietà che non mi aspettavo. È precisa missione di Olio Capitale far conoscere ai consumatori, ai ristoratori e ai buyer le tipicità e qualità italiane. La curiosità e la volontà di approfondire è percepibile. Non è un caso che l’Oil Bar, dove si possono degustare oli guidati a esperti assaggiatori, e la scuola di cucina, dove gli chef abbinano oli e specialità gastronomiche siano sempre affollati”.

L’Italia è leader assoluta nella biodiversità olivicola. Sono italiane infatti il 40% delle cultivar di olivo al mondo.