Il via libera alla Pac lo hanno dato i ministri UE dell’agricoltura. Dopo un lungo e travagliato lavoro è stato quindi trovato un Accordo per la riforma della Politica agricola comune, anche se a maggioranza qualificata, con il sostegno di 25 paesi su 27 tranne Slovenia e Slovacchia.

Il commissario Ue all’agricoltura Dacian Ciolos, si e’ detto soddisfatto per l’approccio adottato dal Consiglio, di cui ”molte posizioni” sono piu’ vicine a quelle della Commissione che del Parlamento, anche se ci sono punti – come la questione della convergenza interna, tema caro all’Italia – che per l’esecutivo Ue devono essere ”piu’ ambiziosi” o ”piu’ ragionevoli” come sul tema degli aiuti accoppiati.

E’ stato discussa, oltre alla questione della proroga del sistema delle quote di produzione di zucchero, la ridistribuzione di fondi allo sviluppo rurale legata all’intesa sul bilancio Ue 2014-2020 trovata dai capi di stato dei 27 e allo ‘sconto britannico’, su cui Italia, Francia e Spagna – e Gran Bretagna – sono ”molto sensibili”. Ora la questione passera’ all’Ecofin. L’Italia, in ogni caso, è arrivata ai negoziati di questi giorni ”serena”, ha assicurato il ministro alle politiche agricole Mario Catania all’avvio dei lavori, con un ”quadro quasi ottimale” per tutti i principali punti d’interesse italiani, dal greening alla definizione di ‘agricoltore attivo’ e ancora alla convergenza interna.

Il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, commenta: ”Il compromesso raggiunto dal Consiglio dei ministri agricoli e’ un passaggio fondamentale per la riforma della Pac. Nel documento approvato dai ministri si registrano passi in avanti, ma trovo anche qualche arretramento rispetto alla proposta del Parlamento. Tra gli elementi positivi vanno annoverate le disposizioni sull’agricoltore attivo che rinforzano e chiariscono il dispositivo di delega agli Stati membri che avevamo introdotto in Parlamento. Le modifiche sulla redistribuzione interna degli aiuti diretti, in attesa di valutare i testi consolidati definitivi, mi sembrano in linea con quelle approvate dal Parlamento. Sul greening trovo che la posizione dei ministri sia ispirata a quella del mandato parlamentare nel senso di una maggiore flessibilità’, soprattutto per quanto riguarda la modulazione della diversificazione delle colture secondo la dimensione aziendale. Per le aree a interesse ecologico, invece, non c’e’ una esclusione totale delle colture permanenti come previsto del Parlamento, anche se permangono parziali esenzioni che stiamo valutando tecnicamente”.

”Rispetto alla posizione del Parlamento – evidenzia De Castro – c’e’ meno flessibilita’ su alcuni capitoli come quello l’aiuto accoppiato, che resta agganciato ad una lista di prodotti, rischiando in tal modo di penalizzare comparti strategici del nostro sistema agricolo come il tabacco, e che viene anche ridotto dal 15% fissato da Strasburgo al 7% (estendibile al 12%)”.

De Castro aggiunge: ”Venendo alle regole di mercato e alle norme di commercializzazione accanto ad alcune positivenovita’ come quella che riprende il dispositivo del Parlamento sull’indicazione di origine nella vendita dei prodotti ortofrutticoli permangono alcune ombre. Mancano, ad esempio, quegli interventi necessari a rivedere il meccanismo di funzionamento dell’intervento pubblico e dell’ammasso privato, così’ come restano invariate le regole sugli aiuti all’olio d’oliva che il Parlamento aveva indirizzato verso il modello ortofrutticolo e, infine, si deve constatare la mancanza di un accordo sull’estensione della programmazione produttiva a tutti i prodotti Dop. Viene così’ meno un principio sul quale il Consiglio si era impegnato con il Parlamento durante il negoziato di approvazione delle regole sui prodotti di qualità’ certificata’‘.