La laguna di Orbetello è l’ennesimo “pezzo pregiato” del nostro Stivale che rischia un ulteriore degrado, dopo quello causato dai siti industriali degli anni Cinquanta-Settanta (ancora non bonificati) e dalle alghe.

Inserita nella lista dei “Sin”, i siti di interesse nazionale (ma anche dei “Sic” i siti di interesse comunitario), la celebre laguna di Orbetello è l’ennesimo “pezzo pregiato” del nostro Stivale che rischia un ulteriore degrado, dopo quello causato dai siti industriali degli anni Cinquanta-Settanta (ancora non bonificati) e dalle alghe.

Come una spada di Damocle pende la paventata costruzione di una centrale a biomasse. A lanciare l’iniziativa, pochi giorni prima della scadenza del suo mandato fissata al 31 dicembre 2011, il commissario Rolando Di Vincenzo, delegato al risanamento della Laguna. Un commissariamento quasi ventennale per tentare di risolvere, con scarsi risultati, la proliferazione delle alghe con conseguente moria di pesci dovuta alle periodiche crisi distrofiche.

Di Vincenzo, già due volte sindaco di Orbetello, ha annunciato l’avvio dei lavori per “gli interventi di adeguamento ambientale dell’impianto provvisorio di trattamento delle biomasse algali in località Patanella“. Ma qualche mese prima il progetto, sottoposto all’esame del Comune di Orbetello guidato dal sindaco Monica Paffetti, era stato dirottato verso la procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale), in quanto “parte tecnicamente essenziale di quello definitivo“.

Insomma, la decisione del commissario (decaduto) viene letta come una forzatura. E non da poco. Fatto sta che l’amministrazione comunale ha deciso di presentare un esposto al ministero dell’Ambiente e alla Presidenza del Consiglio dei ministri, da cui dipende la nomina del successore di Di Vincenzo, per bloccare i lavori. Nell’esposto, predisposto dall’avvocato Lorenzo Pallesi, si sottolinea che il commissario conosceva il parere negativo del Comune fin dal novembre 2010. Il legale definisce “insussistenti” le ragioni di urgenza e per il carattere straordinario dei suoi poteri addotte da Di Vincenzo per avviare in tutta fretta, proprio alla fine del mandato, i lavori per la realizzazione dell’impianto a biomasse.

La propria contrarietà alla realizzazione dell’opera è espressa anche da Legambiente. “Va puntualizzato che il sito di Patanella, protetto dal 1971, è un’area umida soggetta alla convenzione di Ramsar di altissimo valore dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e per la presenza di rara fauna e avifauna selvatica – spiega una nota del Circolo Festambiente.

“Inoltre l’area, oltre a possedere numerosi vincoli, è a forte rischio idraulico. Ricordiamo che è di fondamentale importanza cercare, con le tecniche più innovative e avanzate, di ridurre la quantità significativa di proliferazione algale presente nella laguna di Orbetello, e non solo procedere alla raccolta. Ci rendiamo conto che comunque a oggi questo costituisce un serio problema per la necessità di smaltire una notevole quantità di alghe soprattutto in alcuni periodi dell’anno. Nel progetto presentato al ministero dell’Ambiente per chiederne l’esclusione dalla procedura Via (che lo stesso Ministero non ha accordato) però oltre alle alghe, circa 10mila tonnellate annue, si prevede che vengano utilizzati anche 10mila tonnellate di altre biomasse non meglio identificate, fanghi provenienti sia dal depuratore di Terra rossa (3mila tonnellate annue) che da altri siti non specificati (15mila), oltre a una quantità smisurata di inerti (22mila) e terre e rocce (18mila) che presumibilmente dovrebbero servire a miscelare il materiale ottenuto dal trattamento.

Spiega Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente: “La quantità di alghe che dovrebbero essere trattate è in proporzione solo il 13% della quantità complessiva di materiali che giungerebbero all’impianto (biomasse, rifiuti umidi, fanghi, inerti e terra) per alimentare le due linee che verrebbero realizzate. La prima per la produzione di fertilizzante, la seconda che con un processo di digestione anaerobica produrrebbe biogas e conseguentemente energia elettrica (potenza 0,5 mW). Oltretutto essendo l’area ad alto rischio idraulico verrebbe realizzato un argine alto tre metri al fine di proteggere la struttura da eventuali inondazioni. Un impianto di notevoli proporzioni come quello in progetto (si parla di oltre quattro ettari di superficie occupata, di cui oltre un ettaro di edifici e coperture) previsto in un’area così delicata e sensibile – conclude Gentili – è senza dubbio una scelta sbagliata”.

Il traffico di camion in entrata e in uscita, inoltre, sarebbe di 100 automezzi al giorno: assolutamente insostenibile e fortemente impattante per l’intera area. Pertanto, è la tesi degli oppositori, non si tratterebbe di un piccolo impianto sperimentale per lo smaltimento delle alghe, ma di un grande impianto invasivo, realizzato in un’area di grande pregio naturalistico, che prevede l’utilizzo di una quantità notevole di materiali e rifiuti diversi per sostenerlo e alimentarlo.

La centrale a biomasse utilizzerebbe le alghe raccolte e stoccate in un capannone già presente nell’area, “la cui costruzione ha distrutto l’unico sito presente in Toscana di nidificazione della calandra – spiega all’Adnkronos Fabio Cianchi, responsabile Oasi Wwf di Orbetello. “Questa è una zona umida di importanza internazionale e la costruzione di una centrale a biomasse andrebbe ad impattare su un ambiente molto sensibile. Sarebbe invece opportuno smettere di raccogliere le alghe e, anzi, evitare che prolifichino. Se questo non fosse possibile – aggiunge Cianchi – almeno che non vengano smaltite in quest’area con il conseguente transito di camion”.