Conversano e Polignano a Mare sono fuori dalla cosiddetta “zona cuscinetto”: questo è il dato emerso dopo l’ultimo monitoraggio 

Conversano e Polignano a Mare sono fuori dalla cosiddetta “zona cuscinetto”: questo è il dato emerso dopo l’ultimo monitoraggio effettuato dall’Osservatorio fitosanitario regionale sugli uliveti delle zone dell’entroterra pugliese, i cui rilevamenti sono stati il 9 maggio scorso. Confermati, invece, nella stessa Locorotondo, Alberobello, parte dei territori di Monopoli, Putignano, Castellana Grotte e Noci. Questo dato ridisegna la mappa dell’infezione da Xylella. Resta la strategia di contrasto alla diffusione del batterio e la necessità di informare correttamente i cittadini sui comportamenti da tenere.

Ed è stato essenzialmente questo lo scopo dell’incontro organizzato dall’UCI – Unione Coltivatori Italiani, con il patrocinio del Comune di Noci, del Gal Terra dei Trulli e di Barsento e dell’Associazione Nazionale Forestali sezione Bari, svoltosi ieri, 23 maggio, presso il Chiostro di San Domenico di Noci.

A fare gli onori di casa, oltre all’Assessore all’Ambiente e allo Sviluppo rurale del Comune di Noci, Annamaria Dalena, che ha condotto i lavori, il Sindaco, Domenico Nisi. «Tutti i territori che si trovano oggi nella “zona cuscinetto” sono chiamati ad una grande responsabilità: quella di applicare quanto stabilito dalla norma per contenere il contagio ed impedire che l’epidemia si diffonda nelle zone ancora indenni – ha sottolineato il Primo Cittadino. – Ne va dell’identità e della cultura della nostra Regione».

È toccato dunque a Vito Laterza, coordinatore regionale UCI, introdurre i tecnici invitati per informare i presenti sullo stato della ricerca e sulle misure necessarie a contenere la diffusione della Xylella fastidiosa: «Oggi non possiamo far altro che affidarci alla scienza e chiunque possegga un appezzamento di terreno deve fare la sua parte, perché non possiamo consentire la morte del comparto olivicolo pugliese. Per questo invito tutti a trasferire ad altri quanto sarà detto oggi».

Ad illustrare le caratteristiche del batterio e la sintomatologia e il decorso della malattia è stato il dott. Pierfederico La Notte del CNR Istituto per la protezione sostenibile delle piante. Il quale ha ricordato che non si tratta della prima volta che il comparto agricolo pugliese sia stato letteralmente messo in ginocchio da un’epidemia: più di cent’anni fa, nel 1899, una situazione simile a quella odierna si verificò a causa della diffusione della Fillossera. «Ad oggi non esiste una cura per la Xylella» ha precisato il dott. Lanotte, riallacciandosi a quel senso di responsabilità cui aveva fatto cenno il Sindaco Nisi. «Chi vive nella “Zona cuscinetto” non deve soltanto pensare a salvare le sue produzioni, ma ad arrestare l’epidemia, per impedire che si trasmetta nella zona indenne e in altre Regioni». Le misure da applicare, imposte anche dalla Comunità Europea, sono severe. Ma bisogna tener conto che, allo stato attuale, soltanto lo 0,6% del territorio europeo è stato colpito dal batterio, ed è naturale che si voglia preservare il restante 99,4%.

«Il vettore (l’insetto attraverso il quale la malattia viene trasmessa da una pianta all’altra, ndr) è presente da sempre sul nostro territorio – ha aggiunto la dott.sa Enza Dongiovanni, ricercatrice del CRSFA “Basile-Caramia”. – Fino ad ora non è mai stato necessario applicare misure di contenimento. Ritengo sia importante conoscere il ciclo di vita del vettore, per capire come e quando intervenire». Dopo aver illustrato gli stadi e i tempi di sviluppo del vettore, la dott.ssa Dongiovanni si è soffermata sulle misure di contenimento che è necessario applicare, trinciatura, biodiserbo e diserbo e trattamenti fitosanitari, con le relative tempistiche d’intervento consigliate. «Chiaramente si tratta di indicazioni di massima, che possono variare anche sulla base dell’andamento climatico. Proprio per questa ragione ogni dieci giorni circa, la Regione Puglia effettua dei monitoraggi e pubblica sul sito www.emergenzaxylela.it indicazioni aggiornate sul da farsi».

Sulla complessità dell’impianto normativo in materia si è soffermato il dott. Lanotte, il quale ha però sottolineato che, sin dall’inizio, due restano gli obiettivi imprescindibili: «Arrestare o rallentare il diffondersi dell’epidemia (di qui l’importante funzione della “zona cuscinetto”) e trovare un modo economicamente sostenibile per consentire la convivenza dell’olivicoltura nell’area infetta». Come fare questo? «Già nel 2015 era chiaro a tutti che il batterio non poteva essere estirpato – continua Lanotte. – Pertanto si è passati alla strategia cosiddetta di contenimento, basata sul monitoraggio, il controllo dei vettori, l’eliminazione delle piante infette, il divieto di movimentazione delle piante ospiti (con gravi restrizioni per i vivaisti) e il divieto di impianto di piante ospiti nelle zone infette. Parallelamente si è andati avanti con la ricerca, grazie alla quale siamo riusciti ad individue due varietà di olivo resistenti al batterio, come per esempio la varietà “Leccino”. Siamo convinti che attraverso le piante resistenti è possibile non solo facilitare la convivenza con il batterio, ma anche creare una barriera. Non solo, è stato anche osservato che attraverso l’innesto di varietà resistenti su piante malate, queste possono essere salvate». Di qui, l’invito ad avere fiducia nella ricerca e a diffidare della controinformazione complottista in atto, poiché ad oggi ha solo rallentato l’attività di contenimento, senza produrre alcun risultato. Una cosa è certa, conclude il dott. Lanotte, «il modo di coltivare l’olivo va ripensato, poiché il cambiamento climatico ci pone di fronte a nuove sfide».

A chiudere il giro di interventi è stato il Gen. Div. (r) Giuseppe Silletti, già commissario straordinario per la lotta alla Xylella, il quale, ripercorrendo quello che è avvenuto da punto di vista organizzativo e giuridico negli ultimi anni, ha ribadito ancora una volta che resta fondamentale osservare quanto prescritto dalle norme.

Fonte: legginoci.it