Nonostante il 73% degli italiani affermi che la carne di pollo è sicura, e 8 italiani su 10 dicono di sentirsi garantiti dalla qualità e dalla sicurezza della produzione italiana, la maggior parte di essi finisce per essere vittima di pregiudizi e falsi miti. Lo afferma Unaitalia, l’associazione che rappresenta la quasi totalità dei produttori avicoli italiani che ha promosso la campagna “6 Verità sul pollo (che gli italiani ancora non sanno)” sul blog W il Pollo (www.vivailpollo.it). La campagna sbarcherà anche sui social con gli hashtag #nonfareilpollo e #conoscilodavvero.

In base a un’indagine commissionata a Doxa, c’è chi ancora crede che i polli siano allevati in batteria (e invece non esistono più da 50 anni), chi è convinto che gli allevatori impieghino ormoni per favorire la crescita dei polli (e invece gli ormoni in Italia e in Europa sono vietati e per di più non servono a nulla nell’allevamento avicolo), e chi infine pensa che le carni bianche siano meno nutrienti di quelle rosse (ed invece il contenuto in proteine e ferro è lo stesso per tutti i tipi di carne). C’è poi chi teme che negli allevamenti avicoli si usino antibiotici in modo indiscriminato (non è così, si usano solo quando servono), chi lava il pollo prima di cucinarlo (non serve a nulla, anzi é sconsigliato) e chi non sa che tutto (o quasi) il pollo che portiamo sulle nostre tavole è nato, allevato e confezionato in Italia.

Unaitalia spiega che ormoni ed estrogeni non vengono mai utilizzati negli allevamenti italiani di polli e tacchini e non c’è dunque alcun rischio di trovare residui di queste sostanze. Eppure l’87% degli italiani ancora oggi crede che i polli crescano più velocemente di un tempo grazie alla somministrazione di ormoni ed estrogeni. In verità, l’utilizzo di queste sostanze negli allevamenti è illegale, vietato da norme italiane ed europee. Per quanto riguarda gli gli antibiotici, sono usati solo a scopo curativo e non vengono mai usati per favorire la crescita degli animali, pratica vietata in Europa dal 2006,  ma ancora utilizzata negli Stati Uniti.

Oggi il 100% dei polli italiani viene allevato a terra, all’aperto o, più frequentemente, all’interno di ampi capannoni ben areati e illuminati, dove i polli razzolano liberamente su strati di paglia o truciolati di legni assorbenti e igienici.

Inoltre, molti capannoni di ultima generazione sono dotati di speciali “botole” che permettono agli animali di uscire all’aperto. Il fatto è che gli italiani confondono i polli con le galline. L’allevamento delle galline ovaiole può avvenire a terra, all’aperto o in batteria. L’utilizzo delle “gabbie” viene preferito da molti allevatori perché favorisce l’igiene delle uova, che non entrano in contatto con le deiezioni degli animali.

Tra i luoghi comuni più duri a morire c’è quello di lavare il pollo prima di cucinarlo. Tuttavia, da un punto di vista igienico è sconsigliato. Per 7 italiani su 10 la carne bianca contiene poco ferro: sono vittime del luogo comune secondo cui è il colore della carne a determinare la quantità di ferro e proteine, che quindi sarebbe presente in abbondanza nelle carni rosse. In realtà, nonostante siano bianche, le carni di pollo e tacchino hanno più o meno lo stesso contenuto di ferro di quelle “rosse”. È solo la mioglobina che fa la differenza da un punto di vista “cromatico” e non nutrizionale.

Anche il contenuto in proteine è più o meno lo stesso per tutte le carni ed è molto elevato.

Da dove viene infine il pollo che portiamo in tavola? Quasi 1 italiano su 2 non sa che il 99% del pollo che mangiamo in Italia è nato, allevato, macellato e confezionato nel Bel Paese.