In Trentino, per la prima volta in Italia, viene invertito lo schema tradizionale alla base della nostra agricoltura. Coltivazioni e allevamenti non biologici saranno ammessi soltanto se certificati e condotti con modalità rispettose della salvaguardia della qualità della vita e dell’ambiente.

In Trentino, per la prima volta in Italia, viene invertito lo schema tradizionale alla base della nostra agricoltura. Coltivazioni e allevamenti non biologici saranno ammessi soltanto se certificati e condotti con modalità rispettose della salvaguardia della qualità della vita e dell’ambiente.

Per la prima volta quindi, il paradosso per cui normalmente è chi pratica agricoltura biologica a certificare il suo “non utilizzo” di sostanze tossiche, viene sovvertito imponendo, per ragioni di salute pubblica, l’onere della certificazione anche sull’agricoltore non biologico.

Questi dovrà quindi certificare le sostanze che utilizza, in quali quantità e con quali modalità, garantendone l’assenza di diffusione al di fuori dei propri terreni. In mancanza di una certificazione, l’agricoltore dovrà sottoscrivere una fideiussione o un’assicurazione per il rischio di eventuali danni a terzi che potrebbero derivare dall’immissione nell’ambiente di sostanze tossiche che lui stesso utilizza.

Quella di Vallarsa è una vera svolta storica poiché per la prima volta, nell’agricoltura italiana, si affronta con misure concrete il problema delle esternalità negative sanitarie e ambientali che nel nostro Paese ammontano a circa 48 miliardi di euro. Sulla base del principio “chi inquina paga” si introduce infatti un importante elemento di parità economica all’interno delle produzioni agricole.

L’onere della certificazione/assicurazione a carico degli agricoltori non biologici riequilibra infatti il regime di concorrenza attraverso la quantificazione dei costi esterni generati dai processi produttivi e pone le basi per una comunicazione più trasparente al consumatore che costituirà il passo successivo della regolamentazione. Si tratta di un importante avanzamento nello sviluppo di politiche mirate alle attività agricole sostenibili e capaci di coniugare tutela ambientale, crescita economica qualitativa e salute della comunità.

La delibera si basa sull’applicazione dei principi della precauzione, dell'azione preventiva, della correzione dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell'articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale.

“Per garantire lo sviluppo economico insieme alla difesa del nostro territorio e della salute delle persone, non basta incentivare la green economy ma occorrono piuttosto nuove regole che eliminino le palesi distorsioni di mercato e i costi sociali insostenibili. Questo è possibile semplicemente applicando i principi chiave del nostro ordinamento e i comuni possono fare moltissimo in questo ambito”, ha affermato il sindaco del piccolo comune trentino, Geremia Gios.

Di questi temi si parlerà Domenica 6 Luglio alle ore 17:00 all’incontro “Chi Inquina Paghi – Quanto ci costa avvelenare la terra” che si terrà al Teatro Sociale di Trento, all’interno della manifestazione “A Seminar la Buona Pianta”. Partecipano Luca Mercalli, Telmo Pievani, Geremia Gios e Massimo Mercati. Modera Giovanna Zucconi. www.labuonapianta.it


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